2018, sarà l’anno delle crypto poker? Si ma ad una condizione…

Phil Ivey, Dan Colman, Brian Rast sono solo alcune delle frecce prestigiose che Virtue Poker è intenzionata a scoccare nel mercato delle crypto poker nel 2018. Nomi pesanti e neanche tanto semplici da coinvolgere in un progetto di questa portata che pone le sue basi usando la terza crypto valuta per capitalizzazione: Ethereum (la cui piattaforma è specializzata nella gestione degli smart contract e viene usata per le ICO: Initial Coin Offering).

Tony G non è stato a guardare: l’imprenditore lituano-austraaliano, nonché player high roller, ha appoggiato quello che si preannuncia un altro mega progetto del settore: CoinPoker (attualmente in fase ICO e si basa sempre con Ethereum). Sappiamo benissimo che ogni suo investimento nel mondo del poker non è mai banale (dopo aver fondato e poi ceduto Pokernews a PokerStars ha venduto anche Tony Bet a Betsson per 6 milioni).

Una delle pubblicità studiate ad hoc per il lancio di CoinPoker

Sono tutti segnali che quello delle crypovalute è un settore che guarda al poker online con molto interesse. E sottovalutare l’applicazione delle coin virtuali al gioco online sarebbe un errore grave.

Molti associano il mercato solo al Bitcoin o alle speculazioni finanziarie, ma dietro c’è molto di più, c’è una tecnologia che potrebbe essere il trampolino di lancio di queste poker rooms e mettere in seria difficoltà il sistema regolatorio internazionale e dei singoli stati (come possono i governi controllare i flussi di gioco ed i cash out?).

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Insomma le crypto poker potrebbero essere la base per un ritorno globale alla liquidità internazionale. Negli States hanno già capito l’enorme potenziale. E gli enti regolatori se non si svegliano in fretta e intuiscono che questa minaccia può diventare un’opportunità, il mondo del poker potrebbe cambiare radicalmente nei prossimi 5 anni e farlo in modo del tutto autonomo.

All’inizio sarà un fenomeno di nicchia ma… è difficile immaginare limiti in un settore che non vive di recinti e nel quale lavorano alcune delle menti più geniali: la tecnologia e soldi non mancano con miliardi di dollari di capitalizzazione. Ed il gioco online sembra uno dei settori più naturali per lo sviluppo di queste tecnologie e l’applicazione delle monete virtuali.

Il 2018 potrebbe essere l’anno della svolta in questo senso, ma sarà una svolta positiva solo ad una condizione: a nostro avviso che vi sia una prima regolamentazione, nel caso contrario avventurieri e scammer rischiano di rovinare tutto.

Su Betcoin (room che accettava Bitcoin) si erano trasferiti una parte dei giochi high stakes ma a Natale la piattaforma ha chiuso e molti players si sono infuriati chiedendosi dove fossero finiti gli 800.000 dollari accumulati con il Bad Beat Jackpot che non è stato mai assegnato.

E’ necessaria quindi una prima regolamentazione: MGA (l’ente regolatore maltese) ha più volte annunciato che nel 2018 disciplinerà il settore (con il rilascio molto probabile di licenze europee ad hoc o con autorizzazioni speciali) e tutto ciò potrebbe essere un primo reale passo. Lo stesso governo maltese regolamenterà le transazioni in cryptovalute mentre la Russia sta addirittura studiando il lancio di un cryptorublo, ovvero una coin nazionale (stesso progetto che è in fase di lancio in Venezuela).

Se gli enti regolatori europei intuiscono l’importanza di una disciplina, le crypto valute diventeranno un’opportunità ulteriore per l’industria dell’e-gaming (in particolare per i players già presenti sul mercato).

Vi è infatti un ulteriore sviluppo: vi immaginate se le più importanti poker rooms tradizionali dovessero creare loro crypto coin? PartyPoker, in questo senso ha già aperto le porte per il proprio circuito live, con il lancio di My PP LIve $$$, la nuova valuta per qualificarsi ai tornei dal vivo e pagare viaggi e hotel.

Un primo esperimento che va tenuto ben monitorato. GVC sta facendo le prove generali?

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