Liquidità condivisa: modalità, tempi e scenari dopo la conferma del Governo sull’ingresso italiano

Da giorni si attendeva la conferma ufficiale e pubblica da parte del Governo: in prima fila, in lista di attesa, c’erano i partner dell’Arjel francese e del DGOJ spagnolo che, insieme al Portogallo, hanno firmato a Roma, il 6 luglio 2017, un accordo internazionale del quale l’Italia si era fatta promotrice, ovviamente con il consenso implicito del Governo Gentiloni, da sempre a forte imprinting europeista. Il documento, come tutti sanno, dà il via al progetto di liquidità condivisa “regionale” nel poker online. Progetto che ha preso forma la scorsa settimana con l’avvio della prima piattaforma autorizzata (PokerStars.fr-PokerStars.es).

Vi avevamo detto, in tempi non sospetti, che stava spirando un nuovo vento favorevole per la liquidità internazionale.

Il Premier italiano Gentiloni stringe la mano al Presidente francese Macron

L’attesa francese

Il presidente dell’Arjel, a novembre, aveva inviato una lettera formale alle autorità italiane chiedendo lumi e spiegazioni sui ritardi. L’attesa, potete capire, da parte dei partner è tangibile da mesi. Così come da parte degli operatori stranieri che stanno investendo nel nostro mercato. In ballo c’è quindi un certo grado di credibilità che va al di là dei meri interessi relativi al mercato dell’e-gaming. Per non  pensare alle migliaia di giocatori in attesa da mesi, se non da anni, di poter scavalcare legittimamente un recinto castrante che non ha più ragione di esistere.

La posizione del Governo italiano

Pier Paolo Baretta ha confermato la volontà del Ministero dell’Economia (del quale è sottosegretario con una delega speciale al gaming pubblico) e dell’Esecutivo di voler onorare i patti sottoscritti.

“Il Governo ha avviato una verifica che è tuttora in atto. Sulla liquidità condivisa è in piedi un accordo internazionale che verrà rispettato. Quando avremo i risultati di questa verifica li comunicheremo e poi prenderemo una decisione in merito”.

Nulla di nuovo sotto il sole. L’obiettivo da sempre dichiarato dai Monopoli (e del Governo) è quello di rendere l’offerta legale più attrattiva e contrastare, in questo modo quella non autorizzata, riportando nel circuito legale più players italiani possibili: almeno 1 giocatore (ad alto volume di spesa) su 3 “investe” all’estero una parte del proprio roll. 

I ritardi italiani ed i rischi diplomatici

L’avvio di Francia e Spagna che hanno rispettato i patti in maniera puntuale ha messo a nudo i ritardi italiani. Ora il Governo – come ha confermato – non può più tirarsi indietro e non si tirerà indietro, nel caso verrebbe esposto ad una battuta a vuoto (da un punto di vista diplomatico e di rapporti internazionali) di un certo peso, se solo pensiamo che il summit decisivo con gli enti regolatori è stato ospitato a Roma e le stesse autorità italiane, nei mesi precedenti, avevano trainato i partner europei alla realizzazione del progetto stesso.

In modo responsabile si sta solo studiando le modalità tecniche per garantire un ambiente di gioco più sicuro possibile ai players italiani e non solo.

D’altronde, il contesto politico internazionale è molto delicato. Considerando inoltre, che in materia di e-commerce (del quale l’e-gaming fa parte), l’Italia ed altri partner europei stanno discutendo per trovare una soluzione per tutta l’Unione con una normativa fiscale ad hoc (web tax etc). Mantenere uno status di credibilità internazionale ed affidabilità nel rispetto dei patti è il minimo. Ma sinceramente della liquidità internazionale non abbiamo mai avuto grossi dubbi, semmai sul timing di realizzazione sì.

Studio del progetto e verifiche sulle modalità

Le parole di Baretta potrebbero sembrare, come qualcuno ha fatto notare, anche la classica promessa elettorale ma da nostre fonti, siamo a conoscenza, da settimane di una consultazione tecnica profonda, con diversi meeting e riunioni, per comprendere come realizzare il progetto nel migliore dei modi, anche alla luce delle osservazioni, comunque preziose, sollevate da alcune autorevoli personalità.

Uno dei tecnici più in vista, l’avvocato Stefano Sbordoni, ad ottobre aveva sentenziato: “le osservazioni contro la liquidità condivisa? Sono solo frutto di meri interessi commerciali”. In effetti dopo 10 anni di regolamentazione, vi è un’esperienza tale sufficiente per gestire nel migliore dei modi anche gli aspetti più delicati del mondo del poker online e del mercato condiviso, molte affermazioni erano parse più di circostanza e volte a rallentare il progetto per atri fini che esulano dalla sicurezza. In tutti i casi è giusto aprire una responsabile discussione  e verifica sugli eventuali rischi dei nuovi scenari ma in tempi ragionevoli.

Fase sperimentale solo con il poker a torneo (Mtt più Sit Lottery)?

C’è una verifica in atto e, allo studio, tra le ipotesi più safe vi è anche quella di una fase sperimentale solo con i tournaments, ovvero tornei e Sit Lottery, giochi nei quali è quasi del tutto impossibile mettere in atto tecniche come il chip dumping (usate anche per riciclare denaro).

Con field numericamente importanti come quelli che si prospettano unendo le liquidità dei 4 mercati e con network che hanno strutture internazionali già collaudate e maggiori risorse da investire nei team di sicurezza, in modalità a torneo (dove certe pratiche sono quasi  del tutto impossibili da attuare oggi giorno), l’ambiente di gioco potrebbe garantire un’esperienza più sicura rispetto anche dell’assetto attuale.

Inoltre vi sarebbe un maggior controllo della spesa dei giocatori rispetto al cash game (mercato quest’ultimo che ha equilibri ancor più delicati da rispettare, con le rooms nazionali meritevoli di tutela).

Anche perché nel cash game c’è il pericolo di un aumento della rake, come sta accadendo nel nuovo mercato condiviso per via della illogica tassazione francese.

Ma non solo: alcuni regular dei tavoli cash ci hanno fatto sapere il loro pensiero (condivisibile) e le loro preoccupazioni per l’accesso agli stranieri. In questo caso – come abbiamo più volte scritto – c’è il problema dell’ingresso di professionisti e veri squali che possono drenare la liquidità come è successo in passato su PokerStars.fr, mandando rotti in poco tempo gli amatori. 

Necessaria un’informazione chiara sui rischi

Naturalmente i concessionari e le autorità coinvolte dovrebbero mettere al corrente i giocatori, con un’informazione chiara e alla portata di tutti degli eventuali rischi: è logico che un player alle prime armi dovrebbe essere stimolato a giocare soprattutto su tavoli nazionali, tecnicamente più semplici prima di spiccare il volo nella sfida internazionale. Questo è uno di molti altri aspetti che va ponderato.

E’ giusto, a nostro avviso, avere un approccio più graduale e responsabile rispetto all’apertura del 2011 per casinò online e cash game che mandò rotti nel giro di pochi mesi parecchi players. Un’esperienza che deve essere preziosa per tutti e che deve stimolare ad un passaggio graduale dalla liquidità nazionale  a quella internazionale.

Funzione Seat me riduce rischio gioco predatorio e chip dumping

Proprio il cash game è la forma di gioco che presenta maggiori rischi. PokerStars in Spagna e Francia, quindi nel nuovo mercato condiviso, ha introdotto la funzionalità Seat Me: in cosa consiste? I giocatori non possono fare table selection ma la loro partecipazione al gioco avviene in modo del tutto randomico. Questo riduce sensibilmente le pratiche di gioco predatorio (ovvero professionisti a caccia di giocatori alle prime armi) ed anche il fenomeno del chip dumping.

Potrebbe essere concesso tempo, in fase sperimentale,  a tutti i network di adottare una soluzione tecnica simile, proprio per garantire una migliore sicurezza, sotto il profilo tecnico, a tutti i giocatori e gli operatori per ridurre i rischi sul riciclaggio.

Soluzioni simili erano già state introdotte, ad esempio, da PartyPoker un paio di anni fa proprio per limitare l’uso di tools che favorivano la caccia ai giocatori ricreativi.

Ma per il cash game è bene dirlo: le rooms nazionali e in parte straniere (per una questione relativa alla rake) sono contrarie ed anche diversi reg, per il problema della presenza degli stranieri. Proprio per questa ragione, in una fase sperimentale, forse sarebbe meglio iniziare con mtt e Spin e poi valutare dati ed anche le posizioni dei giocatori non residenti.

I tempi

Ragionare sui tempi di ingresso dell’Italia nel mercato condiviso è un esercizio non semplice: sappiamo bene che quando c’è di mezzo la burocrazia e la politica può succedere di tutto, ma non sono da escludersi neanche novità a bocce ferme (Parlamento chiuso) in questi mesi di vigilia elettorale. Lo stesso è accaduto per il bando di gara per le concessioni online. E’ il momento di far parlare i tecnici e magari anche i giocatori più esperti che potrebbero dare indicazioni utili ed interessanti, vista la loro esperienza sul campo.

Ma è anche vero il contrario, cioè che alla fine si realizzi l’ingresso italiano solo nel quarto trimestre del 2018, come sostengono autorevoli fonti.

CONTINUA A LEGGERE