Angle shooting: ecco come non farsi fregare al tavolo da poker

Quando si gioca a poker live, occorre prestare particolare attenzione a quei giocatori che amano indulgere nel cosiddetto angle shooting. Sebbene non faccia nulla di propriamente illegale, l’angle shooter sfrutta quella sorta di ‘zona grigia’ nelle pieghe del regolamento per indurre il proprio avversario a compiere una determinata scelta.

Spesso i giocatori meno esperti finiscono per essere vittime anche inconsapevoli di angle shooting. Ecco perché abbiamo deciso di fare una panoramica sulle pratiche più diffuse, spiegando quali accorgimenti adottare per evitare fregature.

 

Angle Shooting

Ecco i tipi di angle shooting più diffusi

 

Angle shooting? Io No Speak English

Vi ricordate di Ivan Freitez, il vincitore dell’EPT Grand Final 2011? A 10 left si rese protagonista di un angle shooting talmente evidente e disgustoso da indignare persino il floorman Thomas Kremser.

In pratica, Freitez finse di aver sbagliato a rilanciare, volendo soltanto fare call, per convincere il suo avversario a chiamare (o addirittura fare raise) a sua volta, attraverso un comportamento che mostrava debolezza. Freitez finse di non saper parlare bene la lingua inglese e così facendo riuscì effettivamente a spillare al suo avversario più chip del dovuto.

Il nostro consiglio: occhio a quei giocatori che sembrano ‘dimenticarsi’ i più comuni termini del poker solo in determinati momenti di una partita. Se sentite puzza di bruciato, fate esattamente il contrario di ciò che sembra: se il vostro avversario pare che voglia farvi foldare, chiamate – e viceversa.

Fold o non fold?

Uno dei metodi più diffusi di angle shooting è far finta di foldare per indurre gli altri giocatori al tavolo ad agire prima del tempo. Sostanzialmente, l’angle shooter prende le sue carte, fa per gettarle nel muck ma si ferma sul più bello. I player più frettolosi e distratti potrebbero anticipare le proprie azioni, dando all’angle shooter informazioni preziose.

Il nostro consiglio: non fate assolutamente nulla finché non è più che chiaro che tocchi a voi! Qualche secondo di attesa in più non ha mai ucciso nessuno. Se siete in dubbio, chiedete al dealer.

Check o non check?

Giocherellare con le dita o le chip è un’abitudine che quasi tutti i player hanno. Quando un giocatore tamburella con le dita sul tavolo, specialmente in heads-up, potreste essere indotti a pensare che abbia fatto check. Di norma questo angle shooting si conclude con il primo player che si lamenta di non aver fatto effettivamente check, perché “stavo soltanto giocherellando”. Il risultato? Se il secondo giocatore ha fatto check, il primo punterà forte perché sa che probabilmente l’avversario folderà.

Il nostro consiglio: il dealer qui è la vostra sentenza. Domandategli se il gesto altrui vada interpretato come check o meno. Se avete già fatto check-behind e il vostro avversario prova comunque a puntare, chiamate il floorman.

 

Ivan Freitez all’EPT Grand Final, uno dei più famosi episodi di angle shooting

 

Non toccava a me? Scusate

Una mossa tipica degli angle shooter è annunciare una puntata (o meglio ancora un all-in) quando non tocca a loro. Così facendo, sperano che gli avversari si limitino a fare check (o call). L’obiettivo di questo angle shooting è solitamente prendersi una carta gratis, spesso al turn per vedere un river gratuitamente.

Il nostro consiglio: puntate o rilanciate, soprattutto se sapete di trovarvi contro un giocatore esperto. Se invece sapete di trovarvi contro un giocatore amatoriale o alle prime armi, probabilmente il suo è stato un semplice errore in buona fede.

La bet con sorpresa

Quando un angle shooter è piuttosto sicuro della propria mano, e vuole ricavarci più del dovuto, può tentare di spingere una pila di chip nel piatto, avendo cura di nascondere un gettone dal taglio grosso al di sotto o addirittura dietro la pila stessa. La speranza è che l’avversario non se ne renda conto e faccia call, per poi trovarsi la ‘sorpresa’ di una quantità di gettoni in più da dover investire.

Il nostro consiglio: se il vostro avversario ha puntato o rilanciato senza dichiarare l’importo, chiedete sempre al dealer di contare le chip.

 Gli ‘interessi’ nascosti

È buona norma, sia nei tornei sia nelle partite cash, sistemare il proprio stack in modo che sia facile per tutti i presenti al tavolo capire grossomodo, tramite un’occhiata, la dimensione dello stack stesso.

Un tipo di angle shooting molto difficile da dimostrare (come insegna il caso-Torelli) succede quando un giocatore annuncia l’all-in e un avversario chiama convinto di trovarsi contro uno stack più piccolo di quanto invece non sia. La fregatura sta in una o più chip di grosso taglio sistemate in modo che non siano visibili (dietro o sotto ad altre di minor valore), che possono far commettere all’avversario un errore di valutazione.

Il nostro consiglio: chiedete sempre il count al dealer in caso di all-in. Se dal conteggio spuntano fuori delle chip di alto valore che il vostro avversario sembrava aver dimenticato chissà dove, probabilmente il suo punto sarà migliore del vostro.

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