Web Tax europea in via di approvazione: esenti poker online, media e servizi streaming

La Commissione Europea sta studiano una formula “temporanea” per applicare la famosa web tax che dovrà essere applicata in maniera uniforme in tutta la UE nel breve termine.

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Secondo le prime indiscrezioni, i giochi online (quindi anche il poker online) non rientreranno nell’ambito di applicazione della tassa che dovrebbe colpire soprattutto le multinazionali di internet. La versione definitiva del testo sarà approvato il 21 marzo e sarà calcolata sui ricavi. Sarà solo  un provvedimento tampone, per disciplinare le problematiche emerse in questi ultimi anni che hanno messo a nudo parecchie anomalie all’interno dell’Unione.

Doppio binario: soluzione definitiva con tassa su utili

Bruxelles si sta muovendo su un doppio binario. E’ allo studio anche una soluzione definitiva e più complessa che invece colpirà gli utili delle multinazionali digitali ma ci vuole tempo per studiare il complesso problema dell’elusione fiscale messa in atto da alcuni colossi (sfruttando i cosiddetti “panini” fiscali etc.). In particolare, la futura direttiva (che dovrà essere recepita dai singoli stati) prevede l’introduzione di  nuovo concetto di stabile organizzazione digitale.

Web tax provvisoria sui ricavi

Italia Oggi ha pubblicato alcune interessanti anticipazioni in merito alla web tax provvisoria (la prima versione per intenderci): l’aliquota varierà dall’1 al 5% e si applicherà sui ricavi. Imponibili saranno solo quelle società che registreranno revenues superiori a 750 milioni di euro in tutto il mondo e ricavi digitali di almeno 10 milioni registrati all’interno dell’Unione Europea.

Esentate le società di gioco online, le media company e le società di streaming come Netflix, oltre a compagnie che offrono servizi IT.

L’obiettivo è quello di tassare le grosse multinazionali digitali che, al momento, pagano le tasse nel paese della loro sede legale e non in base alla residenza degli utenti finali che usufruiscono dei servizi online.

Secondo una prima ricostruzione, dovrebbero rientrare nell’ambito di applicazione della nuova tassa piattaforme che vendono pubblicità come Google, Facebook, Twitter e Instagram, nonché compagnie di e-commerce o di servizi come Amazon e Uber.

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