La lezione di stile di Tony Dunst: “Perché indosso giacca e cravatta? La professionalità è anche nelle apparenze”

Un consiglio che gira da sempre nel mondo della finanza statunitense, poi ripreso in innumerevoli libri, film e serie tv, è quello di “vestirsi per il lavoro che si desidera e non per quello che si ha“. Ad esempio, se nella vita vuoi diventare un manager di alto livello, non ha importanza che tu sia l’ultimo degli stagisti: vestiti come se fossi già la persona che sogni di diventare.

Nel mondo del poker questo consiglio non è molto pertinente, soprattutto perché la maggior parte dei giocatori di grande successo non ha uno stile preciso e spesso i top winner sono personaggi come Bryn Kenney, decisamente poco interessati al modo in cui si presentano al tavolo.

Il final table di un high roller da $100.000 del WPT. Da notare i look di Bryn Kenney, Tom Marchese, Phil Laak e soprattutto Andrew Lichtenberger

Ma se è vero che il mondo del poker non è noto per l’abbigliamento ricercato ed elegante, è altrettanto vero che ci sono alcune importanti eccezioni. Il nostro Alessio Isaia, ad esempio, si presentò al final table del WPT di Venezia in smoking. Un outfit fortunato, considerando che vinse il torneo per €380.000…

Tuttavia, se dobbiamo andare a cercare il giocatore di poker più elegante in assoluto, il nome che viene subito in mente è quello di Tony Dunst. “Bond18” è infatti noto per indossare quasi sempre il completo, anche quando deve passare più di dieci ore al tavolo in occasione di tornei molto vasti come il Main Event WSOP.

Dunst è sempre elegantissimo in giacca a cravatta e va fiero del suo look molto formale, con la barba sempre rasata e i capelli in ordine. Per alcuni sono sciocchezze considerando che il poker è un gioco di sostanza e non di apparenza, ma il noto professionista americano non è d’accordo…

L’origine del nickname “Bond18”

Quando andavo al liceo ero solito guardare i film di James Bond“, ha dichiarato in un’intervista per il portale asiatico SoMuchPoker.com parlando dell’origine del suo nickname “Bond18”. “Quando ho dovuto scegliere un nickname per registrarmi a una poker room online, l’unico poker che avevo visto in televisione era quello dei film di 007… per questo l’ho scelto”.

Successivamente, Dunst ha anche parlato della sua scelta di indossare sempre il completo.

“Per me è una questione di stile,  ma non solo”, ha spiegato. “Sono convinto che se vuoi avere un lavoro importante e il rispetto degli altri sia necessario curare anche l’apparenza“.

Vestiti per il lavoro che sogni, non per quello che hai

Per “Bond18” è una questione di vestirsi per il lavoro che si desidera, non per quello che si ha. A 18 anni non aveva un lavoro ma sognava di guadagnarsi da vivere con qualcosa di prestigioso, motivo per cui, non appena mise piede in un casinò, lo fece con il suo completo migliore.

“Capii fin da giovane che molte persone giudicano gli altri in base a come appaiono. Dal mio punto di vista ha sempre avuto senso vestirmi bene: il mio obiettivo era diventare un pro, quindi volevo apparire il più professionale possibile“.

Tony Dunst durante un episodio di “Raw Deal”

La sua eleganza non gli sarà servita più di tanto nel gioco, ma nel poker non giocato ha sicuramente avuto un effetto positivo. Se oggi Tony Dunst è uno dei testimonial di punta del WPT e di PartyPoker è anche grazie al suo stile unico.

“Nel 2010 scoprii che il WPT stava facendo delle selezioni per una rubrica tecnica durante gli episodi televisivi dei loro final table. Mi proposi e mi presero (il suo show si chiama “Raw Deal“, ndr). Fu straordinario ottenere quel lavoro, nonostante lavorassi come poker pro già da 5-6 anni”.

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