Black Friday in Cina: raffica di arresti per il poker, dipendenti di Ourgame (proprietaria WPT) nel mirino

Il ban sulle social poker app in Cina sta avendo un seguito a dir poco drammatico, con raffiche di arresti, in particolare nella provincia di Henan. Nel mirino del Governo e della polizia sono finite le principali software house e società che gestiscono e sviluppano games play money. In realtà questa applicazioni hanno visto trasformare i loro tavoli virtuali in giochi high stakes real money, come ha confermato lo stesso Dan Cates nell’intervista che abbiamo pubblicato stamani.

Come avevamo denunciato in tempi non sospetti, molte di queste applicazioni, all’apparenza innocenti, ospitavano (ed ospitano) lucrose e ricche partite con in palio denaro reale, grazie ad una fitta rete di agenti che gestiva (e gestisce) il denaro sul territorio, in particolare in Cina ma non solo. Molti top regular mondiali stanno giocando su queste piattaforme non regolamentate. La storia va avanti da anni.

Ministero Cultura: stop al poker, ban alle app play money

Un mese fa però il canale televisivo cinese CCTV (China Central Television) ha messo in onda un’inchiesta che ha tolto i veli a questo giro d’azzardo illegale che si cela dietro alle app mobile che vengono gestite come uno “strumento per il gioco d’azzardo” attraverso una rete di agenti e club privati. La polizia dalla parole è passata subito ai fatti mentre il Ministero della Cultura ha annunciato che il poker non sarà più riconosciuto come uno sport competitivo ed ha imposto il divieto a tutte le app mobili a partire dall’1 giugno.

I principali store/shop come Google Play, WeChat e Apple Store sono stati invitati a rimuovere tutte le app relative al poker.

La società proprietaria del World Poker Tour, Ourgame e Tencent (proprietaria di WeChat e partner WSOP) hanno già ritirato le loro app dal mercato.

Gli arresti: circa 50 persone dietro le sbarre

Pechino però vuol bruciare le tappe ed ha avviato già diverse inchieste. Ad aprile le autorità cinesi hanno arrestato circa 40 persone, tra cui 3 manager della società Beijing Lianzhong Company di proprietà sempre del gruppo Ourgame per attività personali contrarie alle leggi sul gioco d’azzardo. Si tratta di tre pezzi grossi: il vicepresidente esecutivo, il responsabile della divisione “carte e scacchi” e il VIP manager. Tutti finiti in carcere. La polizia ha anche sequestrato 65 milioni di yuan, pari a 10,2 milioni di dollari.

Proprio in questi giorni sono stati arrestati altri 6 dipendenti di Ourgame, la società che nel 2015 acquistò il World Poker Tour da Bwin.Party per 35 milioni di dollari. In questo caso però il WPT non c’entra nulla. Il problema sono sempre le operazioni effettuate con le social app mobile. La società ha confermato gli arresti, prendendo però le distanze dai dipendenti “della business unit del poker”.

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Ourgame in un comunicato ribadisce che i 6 dipendenti sono “detenuti e sottoposti a potenziale azione penale da parte dell’ufficio di pubblica sicurezza della provincia di Henan per aver sfruttato in maniera esponenziale i giochi della società, impegnandosi in attività personali contrarie alle leggi sul gioco d’azzardo”.

La società ribadisce che “nessuno di questi 6 individui è amministratore o manager nella società”. Ourgame sta valutando se abbia subito danni dalle azioni dei propri dipendenti ed è pronta a dichiararsi parte danneggiata.

In tutti i casi, il poker in Cina ha subito un altro Black Friday, questa volta con gli occhi a mandorla, dopo quello del 2011 negli States che diede una scossa alle fondamenta dell’industria.

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