Jason Koon analizza il pot da 1.8 milioni di euro perso: “Sbaglio a valubettare al river”

Quando giochi una partita con un buy-in minimo di un milione di euro, blinds di €1.250-€2.500 e ante fissa di €10.000, le dinamiche del gioco cambiano radicalmente. Non puoi ragionare come se fosse un tavolo normale, anche perché a quel tavolo ci sono ricchi businessman consapevoli di essere nel mirino dei pro e disposti ad accettare questa circostanza solo a determinate condizioni.

Una di queste, come è noto, è che il gioco sia veloce. I fish cinesi sono tanto ricchi quanto impazienti e per non rovinare l’atmosfera è necessario che i professionisti occidentali siano veloci nel prendere decisioni. In passato Patrik Antonius era stato bannato dal Big Game di Macao anche per questo motivo.

Questo fattore condiziona il modo di giocare, e non poco. Lo dimostra l’analisi che Jason Koon ha fatto del piatto da quasi due milioni di euro perso durante la partita high stakes tenutasi in Montenegro due settimane fa.

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Jason Koon analizza una mano da quasi due milioni di euro

Preflop

Koon apre a €11.000 con circa un milione di euro dietro. “Fish2013” chiama, Kalas 3-betta a €55.000 dallo small blind (anche lui con circa un milione), Koon 4-betta a €120.000, “Fish2013” folda, Kalas chiama.

Stavamo giocando da 17 ore consecutive“, ha dichiarato il professionista statunitense nel podcast di Joe Ingram. “C’è da notare che era una partita con ante enorme quindi c’erano sempre tanti soldi in mezzo preflop. Per questo motivo, dopo aver spillato **ca* **fq*, apro 3.25x“.

Qui subentra subito un elemento di metagame.

Va notato che Paul Phua era sul big blind ed era abbastanza ubriaco. Quindi, “Fish2013” chiama dal bottone e Kane 3-betta dallo small blind a 55.000 euro. Non è una size molto grande, meno di 14 big blind. Ho pensato che quella mossa dipendesse dal fatto che tutti sapevamo che Paul Phua era ubriaco, quindi Kane poteva sicuramente credere che aprissi molto wide sul suo big blind. Il che è sensato. Se fosse stato una partita senza ante avrei foldato allo squeeze ma in questo contesto potevo solo chiamare o 4-bettare con A-Q“.

Koon decide di 4-bettare, ma sbaglia la size: “Ho misclickato e ho 4-bettato troppo piccolo, circa 120.000 euro. Fish2013 ha foldato e Kane ha chiamato”.

L’analisi dei range di Jason Koon

Il top player americano analizza dunque i range.

“Il suo range preflop è 88-QQ, a volte K-K, più spesso A-K. Perché c’è da considerare che poteva anche essere money scared. Era comunque una partita da un milione di euro di buy-in minimo. Se li gioca tutti preflop con A-K? Non credo. Nel suo range c’erano anche suited connectors, A-x suited, K-x suited e broadway suited”.

Koon passa poi al suo range:

“Il mio range di value per la 4-bet è A-K, qualche volta Q-Q, K-K e A-A. Ovviamente se 4-betto A-K lo faccio per chiamare un push. Il mio range di bluff è invece composto da tanti K-x suited e qualche suited connectors“.

Flop

**q5* **c3* **p6*

Kalas fa check, Koon punta €128.000, Kalas chiama.

Su questa carta, Koon ha le idee chiare.

“Non penso possa avere A-6s, incompatibile con il suo range. Può invece avere A-5 o A-4. Dubito abbia trappato, molto improbabile che abbia A-A. Lui fa check e io penso che il modo migliori di approcciarmi al flop era di avere una bet size specifica per fare in modo di poter andare all-in su certe carte al turn e puntare molto piccolo su altre carte. Detto questo, ho puntato half pot ma avrei potuto anche scegliere 1/3 di pot perché non hai bisogno di tutta questa protection con un range così forte”.

Turn

**f0*

Kalas fa check, Koon punta €160.000 sul pot di €519.000.

“Il turn è una carta interessante perché ora le sue combo di 10-10 sono andate, a meno che non abbia un set di Dieci… e scoprirò poi che aveva proprio quella mano specifica”, dice Koon prima di fare una riflessione sulla mano migliore da avere in mano in quello spot per bluffare.

“Se prendiamo per vero che spesso va all-in preflop con K-K ma chiama soltanto con Q-Q, qui io mi trovo meglio con A-Q rispetto ad A-K. Infatti, con A-Q blockero le sue combo di Q-Q. In ogni caso avrei preferito avere A-4 per bluffare”.

River

**qa*

Kalas fa check, Koon va all-in per €707.000 sul pot di €839.000

Sull’ultima carta Jason Koon pesca la top pair. La prima riflessione del top pro è sul rapporto tra il suo stack e il pot.

“Il river è un Asso, ho la top pair e ci sono un sacco di soldi in mezzo. Il mio stack è grande quanto il 90% del pot, una circostanza che sostanzialmente mi obbliga ad andare all-in. Se avessi avuto uno stack pari al 60% del pot probabilmente avrei fatto check back”.

Poi il 33enne affronta la questione più importante della mano: era meglio checkare invece di valuebettare?

“La domanda è un’altra: ho la mano migliore nella maggioranza dei casi? La risposta è sì”, spiega. “Con A-Q su questo board e con questa action sono quasi sempre avanti. La domanda successiva è: mi faccio chiamare da mani peggiori? Se ragioniamo come se gli stakes non contassero nulla, questo è sempre un all-in”.

Ma questa non è una partita qualsiasi. Jason avrebbe dovuto tenerlo in considerazione.

“Ma era una delle partite più alte di tutti i tempi ed è probabilmente la più alta che lui abbia mai giocato, quindi mi sarei dovuto chiedere: può davvero tirar fuori le palle e chiamare il mio all-in con J-J?

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Elton Tsang e Paul Phua coinvolti in un pot da 1.5 milioni di euro

Jason Koon: “Condizionato dalla fretta dei cinesi”

Come detto all’inizio dell’articolo, i giocatori amatoriali cinesi non amano chi si prende troppo tempo. Se devono aspettare a lungo per tornare in action, preferiscono salutare tutti e andare a gamblare al Baccarat. Evidentemente negli ultimi tempi Koon sta giocando molto nelle partite private di Macao, perché nella mano contro Kane Kalas si è fatto fortemente condizionare dalla fretta di agire.

“Quando gioco contro avversari che sono rollati per queste partite non devo giocare lentamente. I cinesi odiano chi è lento, in passato ho anche perso del value agendo in fretta pur di mantenere una certa immagine ai loro occhi e farmi invitare alle loro partite. Se per noi è un pot enorme per loro non lo è, vogliono giocare in fretta”, rivela.

Ecco perché il suo rimpianto più grande non è tanto sull’all-in al river ma sull’aver agito troppo in fretta: prendendosi qualche secondo in più avrebbe certamente compreso il valore di fare check.

“Potendo tornare indietro mi sarei dovuto prendere 30 secondi in più per ragionare su ciò con cui mi avrebbe chiamato“, ammette Jason Koon. “Pensavo che avrebbe potuto anche herocallare, magari con J-J, 10-10, 9-9 ma se faccio check al river è tutto più facile. Ora penso che la valuebet fosse troppo marginale, la mossa migliore era il check, anche perché rare volte poteva anche chiamare il mio push con A-K. Sarebbe stato un disastro”.

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