Siamo soli! Italia unico paese al Mondo ancora con liquidità chiusa nel poker online

6 Luglio 2017, a Roma, gli enti regolatori di Italia, Francia, Spagna e Portogallo firmano un accordo storico per dare vita alla liquidità condivisa e riportare il poker online europeo al passo con i tempi.

I nostri rappresentanti, insieme a Charles Coppolani (presidente dell’Arjel) sono stati i promotori di questo passaggio verso il futuro nei primi mesi del 2017: hanno lavorato in modo intenso per arrivare ad un deal. Il nostro paese, dal punto di vista normativo e regolamentare era l’unico pronto rispetto agli altri partner. Ma come spesso succede è stato superato nel giro di pochi mesi.

Quasi un anno dopo ci ritroviamo con Francia (paese molto attento alle normative anti-riciclaggio), Spagna e Portogallo a dar vita al nuovo mercato condiviso (con field e montepremi che nella prima settimana sono già aumentati del 36%) mentre l’Italia rimane impantanata come sempre per i veti incrociati di lobby, come avviene in parecchi settori della nostra economia. Anche il poker online non fa eccezione.  Superati anche dal piccolo Portogallo che ha onorato i patti, noi no, abbiamo fatto marcia indietro.

Il futuro: deciderà il futuro Governo

In ogni caso l’unico dato certo è che il prossimo governo incaricato deciderà sulle sorti della liquidità condivisa nel poker. I dati positivi sono due: il primo è che  è già prevista da una legge in vigore. La seconda è che l’accordo con i partner europei è stato sottoscritto e non è scaduto.

Cash game francese: +18% della raccolta!

Francia, Spagna e Portogallo crescono: la liquidità è un chiaro beneficio per i giocatori, gli operatori e tutto il sistema. Noi ci manteniamo su una posizione difensiva, arroccati, per il momento.

A Parigi e dintorni hanno visto le revenues crescere del 15% negli MTT (più Spin) mentre la raccolta nel cash game è aumentata del 18% (!). In Spagna i ricavi sono raddoppiati ad esempio per PokerStars (unica piattaforma per il momento attiva ma Winamax, 888Poker e PartyPoker  sono pronte).

In Italia la spesa nel cash game è diminuita del 5% nei primi 4 mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2017, mentre i tournaments sono rimasti stabili. Negli altri paesi crescono, noi rimaniamo nel medioevo pokeristico. Serve una forte aria di cambiamento.

Chi è favorevole

Il nostro mercato rimane – in questi mesi – stagnate e prigioniero dei soliti “giochi”, nonostante la voglia di cambiamento dei players e la ferma volontà di parecchi operatori stranieri di voler aderire, ad iniziare da PokerStars, per passare a 888Poker, PartyPoker (con Gioco Digitale e Bwin) per finire al network di iPoker (che serve parecchie skin importanti nazionali come Snai, Sisal, Eurobet etc).

Ma il punto è un altro: i giocatori italiani pagano sulla loro pelle (visto che la stragrande maggioranza desidera il confronto internazionale e finalmente un’action degna di nota) posizioni del tutto anacronistiche (ma forse in linea con il nuovo populismo dilagante).  Anacronistiche perché è la stessa geografia del poker mondiale che lo testimonia.

Liquidità linfa vitale del poker

Se vogliamo dirla tutta, tali posizioni non erano logiche neanche 10 anni fa, visto che la linfa vitate di questo gioco è sempre stata la liquidità internazionale e sempre lo sarà. E tutti i mercati sono andati in quella direzione.

Tutte le nazioni del mondo che hanno regolamentato l’online, in questi anni, partono da un unico presupposto: il mercato aperto, unica condizione indispensabile per dare un futuro al mercato.

Il nostro paese è rimasto l’unico in Europa, forse nel mondo ( in compagnia della Colombia… paese che sta vivendo un caos istituzionale senza precedenti e con una corruzione dilagante) a sposare una scelta di fondo illogica e non compatibile con il gioco del poker.

Il fallimento svedese con la piattaforma unica statale

Anche la Svezia, che in modo del tutto fallimentare ha imposto una piattaforma unica statale (altro che anacronismo…siamo allo stalinismo), ha deciso in questi mesi di fare un passo indietro e di aprire alla libera concorrenza. Ma è una scelta dovuta e necessaria perché è stato il mercato a dimostrare che non si poteva fare diversamente. Pensiamo solo ai ranking mondiali del poker online (in particolare MTT ma anche cash game high stakes): sono dominati dagli svedesi che si collegano alle piattaforme straniere dal proprio paese (un nome su tutti? Isildur1). La maggior parte dei players scandinavi gioca sul .com indisturbati.

Si cambia anche nella terra delle lobby: negli States al via la liquidità condivisa

Persino negli States, in queste settimane, Nevada, Delaware e New Jersey hanno iniziato a dare vita ad un unico mercato (per il momento è attiva 888Poker con WSOP.com). Un segnale forte arriva quindi anche nella terra per eccellenza delle lobby (con il dominio dei casinò terrestri e delle lotterie).

Anche gli States si sono arresti perché l’idea di fondo è solo una: senza liquidità il poker muore.

Nel 2017, l’Austria ha unito il proprio field “statale” con la Finlandia (la piattaforma è gestita da iPoker) e permette ai propri residenti di continuare a giocare sul .com (che devono dichiarare le vincite al fisco).

Pericolo: i giocatori italiani accedono all’offerta illegale sempre più numerosi

Ed in questi mesi, cercando di smaltire la delusione per l’ennesima idea innovativa bloccata dall’establishment, molti giocatori italiani sono stati indotti a cercarsi da soli delle alternative, nonostante accordi già firmati. In molti hanno deciso di guardarsi intorno: c’è chi è volato a Malta o in Austria per giocare sul .com, chi invece frequenta piattaforme cinesi nel cash game (fuori da ogni controllo ma sono in molti a farlo) chi gioca sulle crypto rooms (difficilissimo risalire ai movimenti), mentre nel lungo periodo l’erario rischia di perdere qualche milioncino per via di queste imposizioni. Più si indebolisce il mercato legale e più si rafforza l’offerta non autorizzata con gravissimi danni per tutti.

Chi ne risponderà di questo mancato gettito visto che viviamo in un momento nel quale le risorse fiscali diventano fondamentali? E’ anche una questione di immagine verso pesi partner europei come Francia e Spagna. Di sicuro non diamo l’idea di ottimizzare al meglio le nostre risorse.

La geografia del poker

In questa fase,  3 mercati regolamentati condividono i field ma è solo il primo step. Se andiamo a verificare la volontà politica di fondo, tutti gli stati europei che hanno regolamentato il poker hanno sposato la liquidità aperta. Sotto il profilo della tutela per i players e gli operatori è chiaro che questa sia la strada maestra prescelta. Ed anche il Portogallo, sotto l’influenza per anni delle lobby dei casinò nazionali, ha svoltato.

La lista è lunga, citiamo solo i mercati regolamentati con liquidità aperta in Europa

  • Gran Bretagna
  • Belgio
  • Francia
  • Spagna
  • Portogallo
  • Danimarca
  • Serbia
  • Malta
  • Irlanda
  • Austria
  • Grecia
  • Finlandia
  • Slovenia (in via di regolamentazione con liquidità aperta)
  • Olanda (in via di regolamentazione con liquidità aperta)

Tra gli Stati fuori dal vecchio Continente che hanno scelto la liquidità condivisa sono:

  • New Jersey
  • Nevada
  • Delaware
  • Canada
  • Costa Rica
  • Curacao
  • Antille

La Pennsylvania ha appena approvato legge sul poker online ed è molto probabile che si unisca alla liquidità degli altri stati del nord america.

Con tale contesto europeo e mondiale ben delineato, i giocatori italiani sono costretti a vivere nel recinto nazionale, nonostante sia stato sottoscritto un accordo internazionale dalle nostre autorità un anno fa. Un vero paradosso all’italiana.

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