“A Macao, Las Vegas Sands e Wynn rischiano grosso”. Le strategie cinesi anti-Trump

Tra Stati Uniti e Cina oramai è scoppiata una guerra commerciale su tutti i fronti. Come vi avevamo anticipato, a rischiare grosso sono le tre catene di casinò americane presenti a Macao: Las Vegas Sands di Sheldon Adelson, Wynn International e MGM di Kirk Kerkorian.

Cotai Strip a Macao

La politica aggressiva voluta da The Donald rischia di danneggiare i forti interessi nella ex colonia portoghese di due dei principali finanziatori dei Repubblicani: Sheldon Adelson e dell’ex tesoriere del partito Steve Wynn che però al momento ha ben altri problemi a cui pensare: deve difendersi dalle accuse di molestie di una dipendente.

Kerkorian invece sembra essere più vicino ai Democratici. E’ stato a Las Vegas uno dei sostenitori, insieme a Caesars, di Harry Reid, senatore per lo stato del Nevada e capogruppo dei DEM al Congresso, nonché braccio destro di Obama.

C’è il pericolo imminente della riassegnazione e rinnovo delle concessioni per i casinò. Ma per gli analisti, il Governo di Pechino potrebbe usare armi più subdole ed eleganti, ma molto efficaci.

In ogni caso, l’affare Macao si sta facendo serio e, condividono questa teoria anche esperti di geo-politica come Shaun Rein, Managing Director di China Market Research. Nel suo recente libro “The War for China’s Wallet“, l’analista ha svelato quali sono le strategie del Governo cinese per condizionare partner e rivali in Asia, controllando ed indirizzando i flussi turistici e non solo.

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Shaun Rein teme che Pechino possa organizzare un vero e proprio boicottaggio per le tre compagnie americane presenti a Macao e cita un modus operandi del Governo, dividendo il mondo tra partner caldi e freddi. E’ un’analisi molto interessante perché spiega come la Cina sia riuscita a far crollare il turismo in Corea del Sud a causa della politica estera pro USA molto aggressiva verso l’alleato del Nord.

“La Corea del Sud è un partner freddo che ha visto crollare il suo fatturato nel turismo nel 2017. Gli arrivi dei cinesi verso Seul sono calati del 48% l’anno scorso, con circa 4 milioni di ingressi persi e, quest’anno, fanno segnare un bel meno 10%”.

Ma l’esempio più lampante sono le Filippine. “Quando il presidente Benigno Aquino III ha citato la Cina nell’arbitrato internazionale sulle rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese meridionale (zona molto calda), Pechino scoraggiò viaggi nelle Filippine. Ci fu un crollo ma quando subentrò alla presidenza Rodrigo Duterte e migliorò le relazioni diplomatiche con Pechino, nel 2016, dando la colpa agli USA per lo stato di tensione nel mar Cinese, gli arrivi di turisti sono cresciuti del 43%, sfiorando i 968.447 ingressi. Gli americani sono diventati il secondo paese per visite nelle Filippine e non più i primi”.

L’esperto analista Shaun Rein è convinto che Pechino stia pianificando uno scherzetto simile ai casinò americani a Macao, considerando al vicinanza di Adelson e Wynn al Partito Repubblicano.

Il sostegno di Adelson al presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe trasformare i suoi casinò in veri e propri bersagli esposti alle politiche di Pechino“.

Dalla Cina continentale arrivano 2/3 dei visitatori di Macao e il 90% delle gaming revenues.

Attraverso società di Hong Kong, Las Vegas Sands, Wynn Resorts e MGM Resorts International detengono le concessioni per il gioco a Macao, la capitale mondiale del gambling con ricavi 5 volte superiori a Las Vegas. La licenza MGM scade nel 2020, mentre le altre concessioni nel 2022. Las Vegas Sands ha appena aperto un nuovo resort da 4 miliardi di dollari nel centro di Cotai, una proprietà che sta crescendo molto più lentamente rispetto al previsto.

Adelson, Wynn e Trump da sinistra verso destra. I primi due sono i principali finanziatori del Partito Repubblicano

C’è anche un problema di politica valutaria: la Cina non vuol perdere liquidità che dai gamblers cinesi finirebbe verso gli USA, attraverso i casinò.

Rein vede però un obiettivo più allettante per le autorità cinesi: “I rischi per i casinò di Sheldon Anderson sono piuttosto alti. È abbastanza probabile che la Cina prenderà di mira i suoi casinò specificamente per la sua vicinanza con Trump. È possibile che aumenteranno la sorveglianza della polizia sulle sue proprietà a Macao al fine di diffondere la paura tra gli alti scommettitori e persino i giocatori d’azzardo della classe media che vengono controllati dalle autorità”.

Secondo l’analista, Pechino potrebbe però usare la scusa della corruzione per paralizzare Macao intera. Il presidente Xi Jinping, quando impose una stretta sugli junkets, per 26 mesi gettò i casinò dell’ex colonia portoghese in una crisi profonda.

L’unico particolare che l’esperto Rein non tiene conto è la solidità dell’alleanza tra Trump e Adelson che è tutt’altro che a prova di bomba.

Quando The Donald concorreva (contro ogni pronostico) per le primarie del Partito Repubblicano, Adelson e Wynn hanno finanziato altri candidati cercando di frenare l’ascesa al potere di Trump, molto probabilmente proprio per le sue annunciate mire anti-cinesi (l’imposizione dei dazi è sempre stato un mantra per l’attuale presidente degli USA). Adelson potrebbe quindi fare pressioni con i Repubblicani (d’altronde è il principale finanziatore del partito) per allentare la presa nella guerra commerciale con la Cina. Fino ad ora non c’è riuscito. Ma gli interessi in ballo sono ben più rilevanti rispetto al destino di tre casinò a Macao, e Donald continua ad andare avanti per la sua strada.

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