Parla il giocatore italo-rumeno bannato dalle WSOP per razzismo: “Hawkins provocava, io ingenuo”

Negli ultimi giorni è scoppiato un polverone mediatico senza precedenti alle WSOP a causa di un episodio di razzismo che ha coinvolto il controverso poker player Maurice Hawkins e un misterioso avversario, indicato in un primo momento come italiano.

Dopo una serie di ricerche abbiamo scoperto che il giocatore in questione si chiama Adrian Lovin Sorin ed è italo-rumeno: vive in Italia da 14 anni, gioca tutti i principali tornei al Perla di Nova Gorica, fa parte di un team di pro italiano e parla fluentemente la nostra lingua. Ha 13 bandierine in carriera e $40.000 incassati.

Lo avevamo incontrato già nella primavera del 2017, al The Poker One by Stanleybet di Nova Gorica. In quell’occasione Sorin si era messo in mostra nel Day 1A non solo per la chiplead ottenuta ma anche per un modo di fare molto spensierato e divertente: al suo tavolo non mancavano battute, prese in giro e provocazioni.

Adrian Sorin Lovin nella foto di rito con lo stack più grande di giornata

Stando a quanto ci ha raccontato, è stata proprio una battuta che lui riteneva innocente a dare il via a una serie di conseguenze gravissime, la più importante delle quali è certamente il ban a vita dalle WSOP e dal Rio Casino. Abbiamo contattato Adrian per farci raccontare la sua versione dei fatti, visto che finora abbiamo potuto riportare solo quella di Maurice Hawkins. Ecco cosa ci ha detto.

Maurice Hawkins sostiene che tu, dopo una mano, gli abbia detto “shut up nigger”. È andata così?

Intanto grazie per questa opportunità di dire la mia versione dei fatti. Tutti gli altri mi hanno seppellito ma la realtà non è proprio quella che è stata raccontata da Hawkins. Sono successe diverse cose prima di quell’episodio che ha portato al mio ban.

A livello pokeristico eravamo in bolla del torneo, 203 a premio e 240 left, io ero in 15° posizione. Avevo tribettato Hawkins per tre mani di fila visto che apriva a caso, con mani come 7-4 offsuited. Io giocavo in posizione su di lui, lo 3-bettavo e a lui non piaceva. A un certo punto apre con K-K sul mio bb, io difendo con K-10 a cuori. Il flop è A-3-3 con due cuori. Io checko, lui c-betta 3/4 del piatto e io pusho diretto.

Io giocavo per 60.000 in quella mano, su bui 200/400. Lui ci pensa e passa girando K-K, quando scopre che ho K-10 va in tilt. Era rimasto con 10 big blind.

In che senso “va in tilt”?

Ha cominciato a dire certe cose per provocarmi. Io non ho risposto e sistemavo le chips nello stack. È arrivato il blogger delle WSOP per segnare la mano e mi ha chiesto il nome. Fin qui tutto okay. Poi è arrivato un blogger italiano e abbiamo iniziato a parlare in italiano. A quel punto Hawkins ha chiesto al blogger: “Come si dice “kiss my ass” in italiano?”

A quel punto, dopo che mi provocava da diverso tempo, non ho più retto e gli ho detto: “What’s up nigger?“.

Per me non era altro che un modo per chiedergli: “Hey, cosa succede? Ti rode aver perso il pot?” Non è vero che gli ho detto “Shut up, nigger“. In ogni caso, a quel punto è successo il finimondo.

WSOP 2017 Maurice Hawkins

Maurice Hawkins e la moglie

Ti rendi conto della gravità di ciò che hai detto?

Ora me ne rendo conto ma nella mia “ignoranza” non credevo davvero che potesse essere un insulto razzista. Credevo fosse solo una parolaccia, ma giuro che non volevo essere razzista. Visto che lui voleva dirmi “kiss my ass” in italiano, io volevo rispondergli con un termine che sapevo è molto utilizzato in America. Davvero, io non sono razzista e non volevo offenderlo certamente per il colore della sua pelle. Purtroppo non mi sono reso conto della gravità di ciò che stavo dicendo, per me era una parolaccia come un’altra.

Dopo che hai pronunciato quella frase cosa è successo?

A quel punto Hawkins ha fatto una sceneggiata degna del peggior Neymar quando simula. Dopo che mi aveva provocato per tutto il tempo si è messo ad urlare per attirare l’attenzione. Questo suo comportamento ha subito messo tutto il tavolo contro di me. È arrivato il floorman, ha ascoltato le lamentele di Hawkins e del giocatore sul bottone che diceva che dovevo essere immediatamente squalificato.

Eppure non ti hanno squalificato in un primo momento, giusto?

Esatto. Il floorman mi ha fatto alzare e hanno chiamato il boss. È arrivato, hanno parlato e poi mi è stato detto che mi avrebbero punito con due livelli di penalità. In pratica sarei stato per due ore fuori dal torneo, fino alla fine del Day 1. A quel punto mi ero reso conto della gravità della parola che avevo pronunciato e ho accettato la penalità. Ho sbagliato ed era giusto che pagassi.

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Poi il giorno dopo ti sei presentato al Day 2 ma non hai potuto giocare.

Esatto. Hawkins aveva continuato con le sue sceneggiate su Twitter e questo deve aver fatto cambiare idea a quelli delle WSOP, perché quando sono tornato al Day 2 per giocare non c’erano altri giocatori. Il dealer mi ha chiesto la tessera e quando gliel’ho mostrata sono arrivate delle guardie della security che mi hanno portato nell’ufficio del boss delle WSOP, Jack Effel.

Lì c’erano 5 o 6 bodyguard dietro di me e davanti a me Effel. Mi dice in un americano molto veloce, che non riesco a capire bene, che parla solo lui io e io non posso dire niente. Non vuole ascoltare la mia opinione, vuole solo comunicarmi che sono stato squalificato dal torneo e bannato a vita dal casinò.

Io provo a spiegare che sono dispiaciuto per l’accaduto e sono stato ingenuo ma loro non ne vogliono sapere. Quando Effel ha finito, i bodyguard mi scortano subito fuori dal casinò. Sono squalificato a vita per i tornei WSOP america. Questo è tutto.

Adrian Sorin Lovin

Cosa è successo dopo che l’episodio è diventato di dominio pubblico?

Ci sono rimasto molto male perché tantissime persone hanno subito emesso la loro sentenza su di me senza conoscermi e senza sapere cosa stava davvero succedendo al tavolo. Daniel Negreanu, che è pure un mio paesano, si è permesso di dire che hanno fatto bene senza nemmeno ascoltare la mia versione.

A mente fredda, cosa pensi di tutta questa vicenda? Ti sei pentito di quello che hai detto?

Allora, io lo dico di nuovo: ho sbagliato e chiedo scusa a Maurice Hawkins. Ma è stato un errore di ingenuità, non sono razzista e non volevo offenderlo per il colore della sua pelle! Quel termine per me era una parolaccia come un’altra, come dirgli “asshole”.

In ogni caso, so che ho sbagliato ed è giusto che io sia punito. Ma nel Day 1 mi avevano dato due livelli di penalità e quella era una punizione giusta, infatti l’ho accettata subito. Ma bannarmi dalle WSOP e squalificarmi dal torneo? Non è giusto così. Non dopo tutto quello che era successo al tavolo tra me e Hawkins: ripeto, se lui si è permesso di scherzare con me, io volevo solo scherzare con lui.

Per me era come un scherzo, ho sbagliato e chiedo scusa. Ma non è possibile che uno faccia 10.000 km per giocare un torneo, passa al Day 2 e viene buttato fuori come un cane da uno che provocava tutti i presenti al tavolo.

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