Gaelle Baumann “spiega”: massimizzare il valore e fare pot control contemporaneamente

Massimizzare il valore da una parte, fare pot control dall’altra: ovvero, Gaelle Baumann contro Drew Dumanski al Main Event WSOP 2016. Sembrano due target inconciliabili, eppure la giocatrice francese nella mano che andiamo a presentarvi è riuscita a centrare entrambi.

Siamo al Day 5, con 230 player left e livelli dei bui da 12.000/24.000 con ante 4.000. Gaelle Baumann comincia la mano con 1,75 milioni di chip, mentre Drew Dumanski può contare su 1,9 milioni.

 

Gaelle Baumann

Gaelle Baumann

 

Pre-flop: che fare con A-K?

Gaelle apre il gioco rilanciando a 55.000 da middle position, forte di **qA* **fK*. Tutti foldano fino a Drew, che da bottone controrilancia a 140.000 – sveleremo le sue carte soltanto alla fine della discussione.

Di nuovo fold generale e tocca ancora alla Baumann, che deve decidere se appoggiarsi o piazzare una four-bet. La giocatrice francese ha iniziato la mano con 73 big blind, quindi lo shove sarebbe un’overbet enorme.

Supponendo una four-bet, Dumanski in caso di call giocherebbe un piatto in posizione contro una giocatrice dallo stack inferiore. Dal punto di vista della Baumann, non uno spot ideale, soprattutto al Main Event WSOP. Se l’avversario rispondesse con una five-bet, probabilmente lo farebbe solo con un range superiore alla mano di Gaelle.

Ecco perché, secondo il collega Carlos Welch di PokerNews.com, la Baumann ha optato per un semplice call: in questo modo, può fare pot control in caso stia rincorrendo, o massimizzare il valore in caso sia già in vantaggio, costringendo Dumanski a giocare post-flop coi suoi eventuali bluff.

Al flop e al turn: top pair (top two) e top kicker

Il flop è **q7* **fJ* **pK*. Gaelle Baumann fa check, Dumanski punta 155.000 su 352.000 e la francese si ritrova praticamente punto e a capo: ha una mano forte e deve decidere se vuole chiamare o rilanciare.

Ancora una volta, o Dumanski sta bluffando oppure ha A-A o addirittura qualcosa di meglio. E ancora una volta, un call al flop permette a Baumann di massimizzare il valore contro i bluff e controllare il piatto contro mani forti.

Il turn è un **fA* che migliora la mano di Gaelle: ancora check per lei, altra bet per lui – stavolta 280.000 su 662.000. In realtà, in questa situazione, la top two pair non sposta molto: la Baumann è sempre dietro a mani come 7-7, J-J, K-K e A-A – e ora anche a Q-T. Detto questo, diminuiscono le probabilità che opponent abbia K-K e A-A.

Molti giocatori qui rilancerebbero, visto che il turn ha portato un progetto di colore, ma bisogna notare come tutti i progetti di colore premium sono bloccati da **fA* e **fJ* sul board, e dal **fK* della francese.

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Il river: bet o check con full house?

Un **qK* al river spazza ogni ragionevole dubbio: Gaelle Baumann perde solo da A-A. A questo punto, quindi, il pot control non è più un problema: si tratta solo di come massimizzare il valore, e se Dumanski avrà proprio A-A… pazienza.

Uscire in puntata al river sarebbe molto strano (vista la passività sin qui), ma contro giocatori che amano chiamare e difficilmente foldano un buon punto non sarebbe una linea così assurda. D’altro canto, Dumanski fino a qui ha dimostrato di preferire l’iniziativa.

La Baumann quindi fa check, probabilmente per cercare la terza bet in bluff. Drew però non ci casca e si arrende, mostrando **f7* **p7*.

Il dilemma di Gaelle Baumann

Questa mano molto interessante ci ha mostrato come Gaelle Baumann abbia dovuto prendere una decisione importante praticamente su ogni street, nonostante avesse una mano molto forte – dato che oppo ne rappresentava una addirittura migliore.

Controrilanciare Dumanski lo avrebbe probabilmente portato a foldare molti dei suoi bluff, perciò chiamare per controllare la dimensione del piatto e massimizzare il valore contro i bluff è stata una mossa saggia e vincente.

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