Lex Veldhuis: “Phil Hellmuth? Parla troppo, non so se ci è o ci fa”

Lex Veldhuis è con Randy Lew uno dei commentatori ufficiali delle Triton Series. Il pro di PokerStars, uno degli streamer di poker più famosi e seguiti al mondo, ormai si divide tra la carriera di giocatore e quella di caster.

Un periodo d’oro per l’olandese, impegnato per la prima volta a commentare lo Short-Deck. In una recente intervista di CalvinAyre.com, Veldhuis ha spaziato tra diversi argomenti. Ecco le parti più salienti delle sue dichiarazioni.

 

Lex Veldhuis

Lex Veldhuis

 

Lex Veldhuis, i consigli per diventare uno streamer su Twitch

Lex ha spiegato di essersi concentrato parecchio sul suo canale Twitch e sul commentare, potenziali turning point della sua carriera: “Imparo nuove skill, perché fare il broadcaster è diverso. Commenti i contenuti che altri creano, hai un produttore che ti parla nell’orecchio – è diverso”.

Anche perché il percorso di caster potrebbe garantire maggiore sicurezza rispetto a quello di poker pro: “Ho sempre amato Twitch, da lì mi arriva la passione del broadcaster: mi permette di combinare la mia passione per il gaming e il poker. Ma comunque mi rimane l’aspirazione di giocare ai tornei da $10k, chissà”.

Certo è che “occorre capire le specifiche delle piattaforme, Twitch in particolare. Se qualcuno passa sul tuo canale e fa una battuta su Dr. Disrespect o un altro grosso streamer e tu non la capisci, ti ritrovi disconnesso. Suggerisco di bazzicare gli streming altrui e di imparare: d’altra parte noi ‘siamo’ il nostro pubblico.

È una piattaforma che ti mette così tanto in contatto con le persone, che è importante essere se stessi, di modo che la gente possa apprezzarti per quello che sei”.

Su Phil Hellmuth

Sui social, hanno fatto molto discutere le critiche di Phil Hellmuth al gameplay di Justin Bonomo durante il One Drop – peraltro vinto dallo stesso americano. Che ne pensa Lex Veldhuis? “Bisogna capire che Phil Hellmuth è convinto di essere il migliore al mondo. Justin gioca da 14-15 anni, sa quello che fa, è intelligentissimo. Anche se non sei d’accordo con qualcosa che fa, bisogna affrontare il discorso con neutralità. Se ha fatto una scelta, ci dev’essere un motivo”.

Il ragionamento di Veldhuis è chiarissimo: “Bisogna essere realistici. Se commento un torneo da un milione e dico a chi gioca cosa dovrebbe fare, allora dovrei esserci io lì seduto. Credo sia importante saper accettare il proprio posto, rispettare le persone e far passare questo rispetto a chi ti ascolta. Questo non vuol dire che non si possano fare domande scomode, ma bisogna pensare di spiegare le cose dal punto di vista dell’intrattenimento”.

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È pur vero che tanti credono che Hellmuth sia il numero  uno al mondo: “Ci sta, ma penso che Hellmuth sia un caso specifico, perciò è difficile fare un discorso generale. Lui ha talmente tanta fiducia in se stesso, sbagliando secondo me. Può permettersi di dire ciò che vuole, se poi anche lui si siede a quei tavoli.

Il problema di Phil è che parla troppo: parla di giocare heads-up da due milioni, si lamenta che la gente non ha il 100% delle proprie quote, eppure è il primo che si comporta in quel modo. Vuole sparare a zero su chiunque ma non accetta che si spari a zero su di lui”.

Ma non è che il buon Phil in realtà ci marcia? “Non saprei. So però che quando si fa prendere dalle emozioni, come durante il Poker Masters, lui creda davvero in ciò che dice e questo mi sconvolge. In quel caso disse che si meritava il primo posto in classifica”.

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