Doug Polk racconta il giorno più irreale della sua carriera: la sfida heads-up contro “Wilhasha”

Durante una delle infinite sessioni della Bankroll Challenge, Doug Polk ha parlato dei tempi in cui era considerato uno dei più forti giocatori di heads-up No-Limit Hold’em al mondo. In particolar modo, ha ricordato la giornata più ricca e assurda della sua carriera: una sfida all’ultima chip contro il reg degli High Stakes Online “wilhasha“.

Svedese e iper-aggressivo, “wilhasha” era noto per essere uno degli avversari più temibili ai tavoli di heads-up. Non perché avesse un gioco particolarmente efficace, ma perché riusciva a portare in gioco elementi di meta-game: chiedeva di giocare sempre ai limiti più alti, voleva che la partita fosse ultra deep e poi sfruttava la situazione ad altissima tensione per fare puntate sconsiderate. Un giocatore di braccio ma capace di vincere milioni di dollari online proprio grazie al suo stile di gioco non convenzionale.

Doug Polk: “wilhasha era un incubo”

wilhasha cercava sempre di andare deep per poter mettere la massima pressione sull’avversario“, racconta Polk. “Quando era deep, poteva diventare un incubo. La sua strategia era di farti giocare a limiti più alti di quelli a cui ti sentivi confident, provare ad andare estremamente deep per poi puntare fortissimo”.

Doug confessa che con questo approccio “brutale” wilhasha avrebbe infranto i sogni di gloria di tanti ottimi reg dei livelli più bassi.

Ha distrutto tanti ottimi reg dei mid-stakes che provavano a scalare i limiti. Si sedeva ai loro tavoli, diceva che voleva giocare più alto e poi li massacrava. Loro pensavano di essere pronti per batterlo perché effettivamente, osservandolo mentre giocava, aveva dei leak evidenti dal punto di vista strategico. Ma poi lui ti portava fuori dalla tua comfort zone: voleva giocare sempre più in alto, voleva giocare 200 big blind deep, voleva fare crossbooking, voleva che non si chiudesse mai il tavolo per non dover ripartire 100x”.

Una mano tra “wilhasha” ed “Educa-p0ker”

La batosta subita dallo svedese

Polk non ha mai patito particolarmente questo atteggiamento. Tranne in un periodo preciso del 2014 durante il quale “wilhasha” lo mandò quasi al tappeto.

“Ero a Vancouver e avevo finalmente abbastanza roll per poter giocare il NL 20.000. wilhasha voleva giocare deep e accettai. Avevo quasi tutta l’action per me (non aveva venduto quote, ndr) e il primo giorno persi 250k. Fu una pessima giornata, come potete immaginare. Facendo review vidi che mi aveva distrutto sulla linea rossa, pochissimi ce la facevano e non capivo se era stato bravo o aveva avuto carte molto buone. Il giorno dopo mi vinse altri 250k. A quel punto non ero più nemmeno rollato per il NL 20.000″.

Polk perse mezzo milione di dollari in due giorni, ma è bene ricordare che aveva la disponibilità economica per farlo. Non bisogna mai giocare oltre alle proprie possibilità, un concetto che lo stesso “WCG|Rider” ha espresso più volte con forza. Come diciamo sempre, gioca per divertirti e sempre con il massimo rispetto per il denaro.

Il primo monster pot: Q-Q vs 9-8

“Mi presi qualche giorno di riposo, per metabolizzare quello che era successo. Poi tornai a sfidarlo“, ricorda Polk. “Lui, sempre seguendo la sua strategia, disse che ora mi avrebbe sfidato solo al NL 40.000. Voleva che non fossi a mio agio, voleva che ogni singolo pot fosse pesante. Voleva farmi giocare male. Alla fine lo convinsi a scendere al NL 20.000“.

Come detto, non bisogna mai giocare oltre alle proprie possibilità. Un professionista come Doug Polk lo sa benissimo e decise quindi di vendere parte della sua action: Giocai al 70%“.

Pronti-via e Polk conquistò un monster pot:

“In una delle prima mani lui apre, io 3-betto con Q-Q e lui chiama. Sul flop 10-8-6 c-betto largo e lui rilancia enorme. A quel punto decido di 3-bettarlo, una mossa che non avrei fatto contro nessun altro 200x. Lui va all-in e io chiamo. Se ha 7-9 non posso farci niente, non posso giocare con la paura. Gira 9-8 off, vinco sul primo board e vinco anche sul secondo“.

Doug Polk iniziò la sessione nel migliore dei modi ma non poteva immaginare cosa sarebbe successo nelle ore successive.

“Gli vinsi un’infinità di stack fino a che fu lui a non essere più a suo agio. Ero sopra di 400k e andò in sit-out. Poi ricomparve e disse: o giochiamo al NL 40.000 o niente. Guardai in cassa: avevo un milione e mezzo di dollari e accettai”.

Doug Polk

La sfida si sposta al NL 40.000

Prima di sedersi al NL 40.000, Polk scelse saggiamente di vendere action, un comportamento di grande responsabilità: “Giocai al 40% perché non avevo le possibilità economiche per sedermi al NL 40.000 da solo. Oggi terrei tutto per me”.

Poi racconta che fin dalle prime mani comprese che quell’heads-up sarebbe potuto essere un’occasione irripetibile:

“Uno dei miei pregi più grandi come poker pro è riuscire a giocare per tantissime ore senza mai perdere il mio A-Game. Per gli svedesi non è proprio così… non dovrebbero mai giocare troppo a lungo. wilhasha era in tilt e fuori forma. Io ero affilato come una lama. Volevo vincere ogni singolo piatto”.

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Vincere 900k ma chiudere in passivo

I due giocarono per ore, dando tutto ciò che avevano. Poi un monster pot pose fine alla contesa.

“Giocammo tutto il giorno, riuscì a riprendersi quasi tutto, poi io risalii a +200k. Alla fine giocammo il piatto più alto di tutto il 2014: io A-A e lui K-K, una serie di rilanci preflop e 736k in mezzo. I miei Assi ressero su entrambi i board e chiusi la sessione a +900.000 dollari“.

Una rimonta pazzesca per Doug Polk, che però chiuse comunque la tre giorni di heads-up high stakes in passivo.

“Volete sapere l’assurdità di questa situazione? Non avevo venduto quote nelle partite precedenti mentre invece vendetti gran parte della action al NL 40.000. Così vinsi ufficialmente circa 400.000 dollari dopo tre giorni, ma in realtà chiusi leggermente in perdita. Ciononostante fu una delle sensazioni migliori della mia carriera. Ce la feci, lo sconfissi nettamente”.

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