Chi muove davvero le fila degli esport? La risposta potrebbe sorprendervi…

Gli esport: la sfida del 21° secolo, l’attacco agli sport tradizionali che da decenni tengono incollati alla tv (e negli stadi/palazzetti) centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. La nuova frontiera dell’intrattenimento, insomma.

Un movimento che trae linfa dai millennials, generazione che al pallone preferisce il joypad, ma che sorprendentemente vede sempre di più nella stanza dei bottoni gli stessi investitori, gli stessi professionisti, le stesse media company che hanno finanziato e trasmesso lo sport tradizionale (e le squadre) dal dopoguerra ad oggi.

 

Esport

Chi comanda davvero negli esport?

 

La Monumental Sports & Entertainment

Prendiamo il caso della Monumental Sports & Entertainment. Ne avete mai sentito parlare? Eppure possiede i Washington Wizards, Washington Mystics e i Washington Capitols (vincitori dell’ultima Stanley Cup).

Nel 2016, la MSE ha acquistato nientemeno che il Team Liquid, il team di maggior successo nel mondo degli esport. Inoltre ha fondato aXiomatic, una holding dedicata agli esport che tra gli investitori ha Peter Guber (co-owner dei Golden State Warriors campioni NBA), Jeff Vinik (proprietario dei Tampa Bay Lightning) e Magic Johnson (presidente dei Los Angeles Lakers e co-owner dei Dodgers).

“L’industria esport ha attirato la nostra attenzione per la prima volta quando abbiamo saputo che un torneo aveva registrato il tutto esaurito in un’arena cinque anni fa”, ha dichiarato Zach Leonsis, Senior Vice President e GM della MSE. Dal punto di vista dell’intrattenimento, vogliamo sempre essere al passo con nuove opportunità per fare il tutto esaurito.

 

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Esport, poker 2.0? Molto di più

La crescita degli esport ricorda vagamente il boom del poker di inizio nuovo secolo. Lo sa bene Jud Hannigan, fondatore di Allied Esports che ha lavorato da consulente per il World Poker Tour in Asia – dove tra l’altro ha conosciuto proprio gli esport.

“L’obiettivo è creare eventi live brandizzati che generino contenuti distribuibili e, si spera, durevoli nel tempo”, ha affermato. Ma c’è una differenza fondamentale tra esport e poker: L’incredibile grandezza del mercato.

Nel 2008, all’apice della popolarità, il poker poteva contare su 20 milioni di persone che giocavano a soldi veri. Nel maggio del 2018, 40 milioni di persone giocavano ad Overwatch (uno tra i tanti esport). Quest’anno, 380 milioni di persone hanno guardato esport in tv od online, cifra che secondo gli esperti dovrebbe salire a oltre 550 milioni nel 2021.

Fate un po’ voi…

L’importanza dei nuovi media

Da Twitch a Facebook, passando per YouTube, sono tante le piattaforme di condivisione di contenuti che stanno investendo sugli esport. Twitch, ormai lo sappiamo, è la casa dei videogiochi competitivi, ma la concorrenza sta arrivando.

A maggio 2017, YouTube ha siglato un accordo pluriennale con FACEIT per poter trasmettere in esclusiva la Esports Championship Series. Facebook, invece, ha ottenuto dalla Electronic Sports League (ESL) i diritti della CS:GO Pro League e della ESL One Dota 2.

L’obiettivo è quello di intercettare un’audience enorme, destinata a crescere ulteriormente. “È solo questione di tempo prima che ogni sport crei la propria lega virtuale, ha detto Jeff Eisenband, storico giornalista di ThePostGame e analyst della NBA 2K League.

Cosa possono imparare gli esport dagli sport tradizionali?

Che si guardi un match degli International di Dota 2 o una partita di Champions League, una cosa non cambia: il desiderio di appartenenza dei tifosi. Ed è per questo che location come le arene dedicate agli esport sono il futuro.

“Questi sono i nuovi sport delle generazioni più giovani”, ha sintetizzato Drew ‘Hashtag’ Crowder, gamer professionista ed event manager: Creare eventi live amplifica il senso di comunità: è come supportare il tuo team preferito”.

Ma gli esport possono imparare molte altre lezioni dagli sport tradizionali: “Corporate partnership, vendite, risorse umane, accounting service”, fa notare Leonsis.

Il General Manager della MSE però ammonisce chi pensa che sia facile abbindolare la community degli esport: “Forse più di qualsiasi altro pubblico, questa comunità dà valore all’autenticità ed è in grado di sentire puzza di bruciato molto velocemente”.

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