Doug Polk analizza la Bankroll Challenge: “Vincere a poker online nel 2018 è ancora possibile”

Si possono dire tante cose di Doug Polk. Che sia un provocatore, ad esempio. Oppure che sia irrispettoso e a volte volgare. O ancora che sia infantile nelle sue battute ripetute mille volte. Ma c’è una cosa che nessuno può negare: Doug è personaggio molto positivo nella crescita del poker.

In parte perché sa come rendere accattivante un gioco che ha superato da tempo i suoi anni migliori e in parte perché è un top player che si è “prestato al popolo”. Non era mai successo prima che un giocatore dei limiti più alti al mondo si mettesse a giocare i micro stakes in diretta streaming, regalando consigli preziosissimi a chiunque lo stesse guardando all’opera.

In questo, Doug è stato rivoluzionario. E la sua impresa più grande rimarrà per sempre la Bankroll Challenge, quella sfida lanciata per dimostrare a tutti che il poker è un gioco di abilità, con la quale ha trasformato un bankroll di $100 in $10.000.

Polk ci è riuscito poche settimane fa, dopo una cinquantina di sessioni distribuite su due anni (l’aveva lanciata nell’estate del 2016). Dopo aver trionfato aveva annunciato il suo ritiro dal poker giocato, ma aveva anche detto che avrebbe pubblicato un video in cui avrebbe parlato della sfida. Lo ha fatto e gli spunti sono nuovamente molto interessanti.

Doug Polk commenta la Bankroll Challenge

Perché i tornei sono meglio del cash game ai micro stakes

“La rake ai micro stakes è molto alta e questo non mi ha aiutato”, ha detto Polk in riferimento all’inizio della sfida, quando pensava di giocare soprattutto a cash game. “Ecco perché nei primi giorni della Challenge sono rimasto bloccato nel pantano dei micro. Poi ho deciso di giocare i tornei e ho capito che gli MTT Online sono davvero il modo migliore per emergere dai livelli più bassi. Giochi in contesti con field oceanici e un’infinità di pessimi giocatori”.

Il passaggio dal cash agli MTT ha fatto volare il suo bankroll: “Passare ai tornei è stata la svolta. Una svolta totale e drastica: dopo il Day 9 della sfida ero salito a $550 giocando solo tornei da uno e due dollari”, spiega il 3-volte campione WSOP.

Al contrario, tornare al cash game (soprattutto heads-up) si è rivelata una pessima idea: “Il problema è che con questo bankroll ho deciso di giocare al No-Limit Hold’em heads-up e mi è costato tantissimo. A quei tavoli ho giocato la sessione più brutta della mia vita, anche se ho perso solo $270: sono infatti passato da $400 a $130. Ho perso ogni singolo all-in e la cosa devastante era che non avevo più il bankroll per giocare a limiti decenti. Dovevo tornare indietro, all’inizio“.

Ripartire da capo

Questa fase è stata la più dura per Polk, che si è trovato in enorme difficoltà: “Avevo $100 in cassa, le persone smettevano di seguirmi perché nessuno voleva vedermi ai tornei da un dollaro. Ma non ho mollato e anche se ho dovuto giocare per intere giornate incassando giusto qualche dollaro, alla fine mi sono rimesso in carreggiata. Un giorno ho vinto duecento dollari e da lì sono salito fino a $1.000“.

Poi c’è stata la lunga pausa, interrotta solo da qualche sporadica sessione. E poi il ritorno, nel luglio di quest’anno.

“A questo punto sono tornato al cash game. Quando puoi giocare più tavoli e la rake è più bassa, puoi concretizzare meglio il tuo edge. Quando devi decidere dove giocare, devi pensare non solo a quanto sono scarsi i giocatori ma anche a quanta action c’è. Se ci sono pochi giocatori ma scarsi, devi giocare il cash. Se ci sono tantissimi giocatori, devi giocare i tornei perché il livello al cash è più alto”.

Il multitabling

La spinta finale verso i $10.000 è arrivata giocando quasi esclusivamente il cash game.

“Quando sono tornato a giocare, inizialmente volevo dedicarmi ai tornei. Poi, però, mi sono reso conto che ce n’erano troppi pochi, non abbastanza per creare un certo volume e concludere la challenge in tempi decenti. Così, visto anche che la mia specialità è sempre stata multitablare il cash game, mi sono ributtato in quel gioco”.

GTO e streaming

Doug ha poi spiegato perché ha giocato secondo GTO per tutta la sfida, anche ai limiti più bassi. La sua è anche una risposta a Charlie Carrel.

“Partiamo dal presupposto che la GTO è sempre una teoria valida, perché ti fa vincere soldi. Molti mi hanno chiesto perché non giocavo exploitative ai limiti più bassi e la mia risposta è che trasmettevo tutto in streaming. So che può sembrare un discorso poco sensato, ma giocando in streaming stavo mostrando il mio gioco a tutti e non volevo che qualcuno lo studiasse per poi exploitarmi. Giocate in streaming solo se volete farvi sponsorizzare o lavorare sulla vostra immagine pubblica. Se volete diventare bravi a poker, non giocate in streaming“.

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Il bankroll management

Gli ultimi giorni della Challenge sono stati irreali: Doug è salito velocemente sopra i $5.000, poi è sceso e poi è risalito per non fermarsi più.

“Negli ultimi 15 giorni della Challenge ho giocato tantissimo. Il volume è stato altissimo, perché giocavo per 10 ore su tanti tavoli contemporaneamente. Così facendo potevo giocare tra le 5.000 e le 10.000 mani al giorno e generavo molta rakeback. In questo modo la rake risultava più bassa”.

Per riuscire a salire così velocemente, Doug adottava un bankroll management spericolato, che ha sconsigliato a tutti i suoi followers.

“Giocavo con un bankroll management molto aggressivo: 15 buy-in del livello e level-down se scendevo a 12 buy-in. Non lo consiglio a nessuno, perché io sono un professionista e so quello che faccio. Inoltre i soldi in ballo non avevano grande rilevanza per le mie finanze”.

La mano chiave

Vincere la sfida: da $100 a $10.000

Ai mid-stakes Polk si è risentito a casa e ha iniziato a distruggere tutti. Ma c’è stata una mano chiave nella sua scalata, che ha vinto partendo al 20%.

C’è una mano chiave. Se l’avessi persa, ci avrei messo molti più giorni a vincere. Un all-in peflop con 10-10 per un monster pot di $1.008 che ho vinto scoppiando J-J al mio avversario. Con questa mano sono salito a oltre $8.000″.

Da quel momento, tutto è successo molto in fretta: “A un certo punto avevo $9.000 in cassa. A $9.500 mi sono seduto agli stakes più bassi per non swingare. E alla fine ce l’ho fatta: ho superato i $10.000“.

Doug Polk: “Il sogno del poker è ancora realizzabile”

Infine, Doug Polk ha spiegato che si può ancora vincere a poker online. Era proprio questo lo scopo della sua sfida: dimostrare che il sogno di diventare pro è ancora realizzabile, anche nel 2018.

“Non vi mentirò, non vi dirò che è facile. Ma se ci mettete l’abilità e la determinazione si può fare. Dovete essere intelligenti, giocare solo una specialità e diventare esperti. Dovete trovare la giusta poker room. Non è facile, per niente, ma il sogno è ancora realizzabile“.

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