Altro che ISIS…. la verità su Paddock: scoperto il probabile movente della strage di Las Vegas

Una verità scomoda, una verità che i casinò di Las Vegas hanno provato forse a tenere celata, poche ore dopo la folle strage provocata dal killer Stephen Paddock, quando le telecamere di tutto il mondo puntavano sulla Strip. Addirittura c’era stata la poco credibile rivendicazione dell‘ISIS a confondere le idee ed i complottisti stavano già lavorando con la fantasia. Nulla di tutto questo.

In realtà Paddock dal 2015 fino all’ottobre del 2017 aveva perso un fiume di dollari ai video poker. E, secondo gli investigatori, potrebbe essere questa rabbia repressa verso SinCity, il movente principale di una strage comunque folle e inspiegabile.

L’autore della strage Paddock aveva perso ingenti somme di denaro negli ultimi 3 anni a Las Vegas

La passione per i video poker

Il gambler era caduto in un terribile vortice negli ultimi anni, con forti perdite rimediate ai video poker (il cui funzionamento è molto simile alle slot) delle sale da gioco di Sin City. Vi avevamo già anticipato che nei giorni antecedenti alla sparatoria vi erano state delle operazioni di somme ingenti di denaro sul suo conto corrente verso alcuni casinò, ma questi rumors non trovavano riscontri formali.

Da Las Vegas avevano fatto filtrare la notizia che Paddock fosse comunque un giocatore skillato, più abile della media dei gamblers che entrano ed escono dai casinò. E può essere anche vero ma cambia poco. Aveva una mente matematica e chi lo conosceva bene giura che sapeva calcolare le probabilità di vincita per ogni mano giocata, in pochi secondi.

Seppur a Las Vegas il payout sia relativamente più alto rispetto alle sale di tutto il mondo, la casa comunque conserva un margine. Vi è un house edge che si traduce, nel lungo periodo, in perdite enormi per i giocatori, anche i più bravi, nel corso degli anni.

Iniziale cautela sul movente

Anche la polizia era molto cauta sul movente ed, in una fase iniziale, non aveva puntato il dito sul gioco e sulle perdite derivanti dal gambling.

Tutta questa rabbia sul “sistema”Las Vegas pareva, all’apparenza, immotivata, visto che l’autore della strage aveva goduto di importanti benefit che i casinò riconoscono di solito solo alle “balene”, ovvero ricchi gamblers high stakes.

Giocava centinaia di mani l’ora

Al centro di tutto ci sono i video poker, questa specie di slot machines che creano in genere una forte dipendenza nei giocatori.

Paddock stava seduto per ore e scommetteva più di 100 dollari a mano. Giocava in maniera decisa, come un freddo calcolatore silenzioso. Davanti alle macchinette sembrava un automa, spalle ferme, muoveva solo le dita delle due mani risultate poi purtroppo molto agili (che poi hanno provocato una delle tragedie peggiori nella storia civile degli Stati Uniti) con un fucile in mano.

Giocava diverse centinaia di mani l’ora, movimentando parecchio denaro, come testimonia John Weinreich, executive casinò host dell’Atlantis Casino Resort di Reno, in Nevada, a pochi passi da Vegas. Il manager ha fatto capire che Paddock non fosse un mostro di simpatica, tutt’altro…

Weinreich è uno dei pr che convincono le balene come Paddock a giocare nel casinò, riconoscendogli importanti benefit. E Paddock era uno dei regular dei video poker dell’Atlantis. E proprio quei banefit gli avevano consentito di ottenere gratis una camera al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort.

Linee di credito a sei cifre

Paddock aveva con diversi casinò linee di credito a sei cifre, come risulta dalle comunicazioni che le sale sono obbligate a fare al Governo federale per le transazioni con i gamblers superiori a $10.000 per adempiere alla normativa sul riciclaggio e il terrorismo. A nome del killer sono state registrate molte di queste transazioni.

Le conferme dello sceriffo

Lo sceriffo della contea Joe Lombardo è sempre stato molto prudente sulle cause ma dopo circa un mese ha rotto il silenzio: “uno dei fattori determinati e scatenanti è stata la depressione derivante dal denaro perso” nei casinò di Las Vegas. La polizia non ha più dubbi.

Non che queste perdite siano state determinanti ma senza dubbio hanno condizionato una mente che, con ogni probabilità, non era così stabile.

Da due anni Paddock era entrato in una pesante spirale negativa e questo status mentale ha senza dubbio contribuito a pianificare la sanguinosa strage che ha stroncato la vita a 58 persone (senza contare gli oltre 100 feriti).

E’ questa l’ipotesi più probabile al vaglio degli investigatori.

Queste perdite l’hanno spinto nel burrone e in diversi giorni ha introdotto l’arsenale che possedeva all’interno della sua room del Mandalay, più di 20 armi da fuoco. Molto probabilmente, contando sul fatto di essere un gambler vip, il suo status gli ha consentito di superare con facilità i controlli interni del casinò.

Camera gratuita al Mandalay Bay

Il Mandalay Bay gli aveva offerto la camera ed in quei giorni giocava proprio in uno dei casinò più noti della Strip. La sera prima della strage, l’uomo si era lamentato all’1.30 di notte con il personale dell’hotel per la confusione che proveniva dalle camere del piano inferiore dove ballavano musica country.

Dalle analisi dei suoi pc è emerso che il killer aveva fatto delle ricerche online sulle tattiche usate dalla polizia in casi di sparatorie e stragi simili. Secondo gli inquirenti inoltre la sua fidanzata potrebbe aver intuito le intenzioni del compagno qualche settimana prima, ma fino ad ora la donna non ha voluto dire nulla durante gli interrogatori ed è stata molto ermetica.

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