15 anni di poker in Italia. I protagonisti: Sergio Castelluccio

Quanti di voi ricordano il nome di questo personaggio?

dragon-ball-z-genio-delle-tartarughe-maestro-muten.jpgProbabilmente tutti quelli che a metà degli anni ’90 leggevano il manga Dragon Ball o coloro che qualche anno dopo sono rimasti incollati allo schermo (piccolo e grande) per l’adattamento anime della serie.

Se però non lo avete riconosciuto, vi aiutiamo noi: è il Maestro Muten, uno dei personaggi del fumetto e del cartone animato, meglio noto in Italia come Genio delle Tartarughe.

Niente panico, siete sempre sul blog di PokerStars. Il fatto è che “geniodelletartarughe” è stato per lungo tempo il soprannome di uno dei giocatori italiani di poker più forti di sempre: Sergio Castelluccio.

Le ragioni di quel nickname restano ancora avvolte nella leggenda. Ovviamente non riguardano l’aspetto fisico che Sergio sembra invece condividere con un suo grande corregionale, Massimo Troisi (date un occhio alla foto qui sotto e poi valutate):

download.jpegMassimo Troisi

Fatto sta che nel 2009, dopo il suo primo grande risultato live, un 16° posto da 64.000 euro all’EPT Grand Final di Montecarlo, Sergio deve aprire un nuovo account su PokerStars sul quale trasferire i fondi. Il suo soprannome è troppo lungo e viene modificato in “genio-ps“: quello con il quale ancora oggi lo si può trovare in azione sulla piattaforma italiana con la picca.

Nel decennio che va dal 2008 al 2018, il giocatore di Bisaccia (provincia di Avellino) vince tanto, sia live che online, sia negli mtt che nel cash game. 16 volte a premio negli Italian Poker Tour di PokerStars, 6 nell’European Poker Tour, occupa attualmente il 9° posto della All Time Money List di Hendon Mob, con 2.300.000 euro incassati in tornei dal vivo. I suoi risultati più importanti in questa specialità sono, oltre al già citato ITM monegasco, la vittoria all’IPT di Sanremo nel 2010 per €200.000 e il 4° posto, di nuovo a Montecarlo, questa volta all’EPT 2012. In quella occasione il premio fu di €400.000, accompagnato da un sogno soltanto accarezzato.

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Sergio Castelluccio con la picca vinta all'IPT di Venezia nel 2010

Dopo tanti anni Sergio è ancora lì, arroccato nella sua terra natale, di professione poker pro vincente ma consapevole che il gioco è irrimediabilmente cambiato e che occorre sapersi adattare.

Un interprete fondamentale di un decennio di poker in Italia.

Schermata 2019-02-20 alle 12.35.48.pngSergio Castelluccio al final table dell'EPT Main Event di Montecarlo (2012)

PokerStars Blog: Ciao Sergio, grazie per il tuo tempo, è sempre un grande piacere poter parlare con te. Cominciamo da una domanda spartiacque: live e online sono oggi mondi più lontani rispetto a quando hai iniziato a giocare tu?

Sergio Castelluccio: No, direi di no. Al contrario, oggi c’è molto più scambio tra questi “due mondi” del poker. Una volta tanti giocatori di online non si avvicinavano minimamente al live; oggi invece i regular dell’online giocano volentieri nei tornei dal vivo, perché li ritengono più abbordabili in termini di field. E non hanno torto.

Visto che hai aperto il capitolo online, proseguiamo da qui. Com’è oggi il tuo rapporto con il gioco in rete? “genio-ps” ci sembra un po’ meno presente rispetto a un tempo…

Sì, è vero. Gioco molto meno rispetto a una volta e per vari motivi. Il primo riguarda il cash game che per me, nel periodo d’oro del poker in Italia, era diventato una voce molto importante. Ora giocare a stakes alti (diciamo il 5/10 euro) sul .it è improponibile. Fino a poco tempo fa ti sedevi a un tavolo e trovavi solo “squali” in attesa (leggi in sit out) di una “balena” da spolpare. Ora il sistema di Seat me adottato da PokerStars ha in parte risolto questo problema, anche se il nodo principale resta: non c’è più liquidità nel cash game.

Negli mtt le cose vanno un po’ meglio: i tornei rimangono interessanti perché ci sono più giocatori amatoriali che cercano il colpaccio e il rapporto tra investimento e possibile ritorno economico è ancora alto.

Ci stai dicendo che il periodo migliore del poker in Italia se n’è andato? Se questa è la situazione, c’è speranza di ritornare a quel “paradiso perduto”, magari con la liquidità condivisa?

La liquidità condivisa può sicuramente dare una boccata di ossigeno, oltre ad essere un aiuto per migliorare il gioco degli italiani. Non credo sia però sufficiente. In realtà non penso proprio si possa a tornare a quel periodo del poker, diciamo quello che va dal 2008 al 2013. Solo un miracolo potrebbe restituirci quegli anni! (ride)

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C’è un pizzico di rassegnazione nelle tue parole?

Direi piuttosto di realismo. Le cose oggi stanno così: si può ancora guadagnare con il poker, ma è molto, molto più difficile. È necessario vedere il gioco in una nuova prospettiva e magari aprirsi a nuove frontiere…

Di che tipo?

Altri giochi di abilità, per esempio. Ce ne sono. Oppure aprirsi alla varianti e più in generale alle novità. Anticipare i tempi può essere un grande vantaggio.

Tu sei anche un ottimo coach di poker, ricordo anche un bellissimo clinic live a Campione, un po’ di anni fa. E ora?

Hai messo il dito nella piaga. In effetti, da un po’ di tempo ho smesso di fare coaching di poker perché non mi sentivo in grado di promettere a nessuno una carriera da professionista. Per carità, i primi passi in avanti li ho sempre fatti fare a tutti, ma già al NL25 sapevo che sarebbero iniziate le difficoltà. Non mi andava di raccontare favole.

Quindi oggi non consiglieresti a nessuno di vedere nel poker una professione?

Diciamo che suggerirei prima di tutto di cominciare divertendosi con il gioco. Poi consiglio di mixare online, live e magari di guardare alle varianti. L’Omaha, in modalità cash game, rimane una buona opportunità sia dal vivo che in rete. Purtroppo in Italia (e di conseguenza sul .it) c’è pochissima action per questo gioco.

ca474c391b.jpgSergio Castelluccio in azione a Las Vegas. Foto PokerNews

Il comparto live soffre degli stessi problemi?

Per quanto riguarda il cash game, sì. Giusto per capirci, fino al 2014 era possibile trovare un tavolo di 10/20 euro in tutti i principali casinò europei. Oggi forse solo a Montecarlo e a Rozvadov. Per il resto ti devi accontentare, quando va bene, di un 5/10 o più spesso di un 2/5 che rimane forse il tipo di partita più profittevole al momento.

Per quanto riguarda i tornei direi invece che, a livello generale, i numeri sono costanti se non addirittura in rialzo. Sono state prese le decisioni giuste, soprattutto quella di abbassare i buy-in. Visto con gli occhi del professionista, questo si è tradotto in payout meno interessanti ma al tempo stesso consente di competere con field sicuramente abbordabili.

A questo punto della tua carriera, come programmi gli appuntamenti con il live?

Faccio meno tappe ma più lunghe. Parliamo dei principali eventi EPT e di Las Vegas. Forse Rozvadov, anche se è una location che non mi piace per niente! Mi fermo per più giorni, per sfruttare al meglio l’offerta torneistica e di cash game.

Dalle tue parole è chiaro che, nel corso degli ultimi cinque anni, il poker è cambiato e anche tanto. Ci vogliamo però togliere un’ultima curiosità e capire se davvero non ci sono più certezze: meglio GTO o exploitativo?

GTO credo sia l’acronimo di Game Theory Optimal! (ride) No, scherzi a parte, l’approccio GTO può essere utile, in parte mi ci sono avvicinato, ma non credo sia la risposta definitiva per il gioco, soprattutto quando si parla di live. No, resto ancora dell’idea che l’ “exploitative poker” sia quello vincente.

Allora qualcosa non è cambiato… meno male! Grazie Sergio, sei sempre un fantastico conoscitore e interprete del mondo del poker. Alla prossima!

E’ stato un piacere. Ci vediamo presto allora!

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