Elton Tsang: “Nel 2014 mi ritrovai sotto di 7.6 milioni di dollari contro Tom Dwan e The Chairman”

Nella prima parte della storia di Elton Tsang abbiamo parlato dei suoi inizi nel mondo del poker, dal ruolo di organizzatore di tornei a quello di pro.

Nella seconda parte abbiamo raccontato la sua scalata agli high stakes di Macao, concretizzata grazie all’avvento del PLO nella ex colonia portoghese.

In questa terza e ultima parte, riporteremo il racconto di Elton Tsang degli ultimi tre anni della sua carriera. Dal 2014 a oggi, Tsang ha sfidato molti dei più forti giocatori del mondo e alcuni dei businessman più ricca della Cina. Divenendo a tutti gli effetti un regular del Big Game di Macao, il 37enne nato a Vancouver ha accumulato un patrimonio di decine di milioni di dollari.

Diventare un regular del Big Game di Macao

Nella seconda parte, abbiamo visto che Tsang riuscì finalmente a sedersi alla partita più alta di Macao, ritrovandosi contro Phil Ivey, Tom Dwan, Andrew Robl e altri top player di fama internazionale. Dopo aver superato l’agitazione iniziale dovuta agli stakes in ballo (blinds che arrivavano fino al corrispettivo in euro di €6.000-€12.000) e aver anche fatto leveldown per tornare a costruirsi un buon bankroll nel PLO, Tsang iniziò a vincere con costanza in quella partita.

Nel Big Game, infatti, non c’erano soltanto giocatori fortissimi come Ivey e Dwan, ma anche diversi businessman cinesi con la passione per il gioco d’azzardo. In questa partita i pro giocano ai limiti più bassi mentre attendono le whale, e poi li alzano quando queste arrivano. Non fanno collusion per spennare il pollo del tavolo, ma per una questione di puro EV evitano di darsi battaglia all’ultimo sangue tra di loro quando ci sono giocatori ben più scarsi e ricchi che stanno regalando soldi.

Tuttavia, pur puntando i VIP, a volte è impossibile non scontrarsi con gli altri pro. Lo sa bene Elton Tsang, che in una notte infuocata del 2014 si ritrovò coinvolto in una partita sanguinosa con due soli avversari: The Chairman e Tom Dwan.

Tom Dwan al Babylon Casino di Macao

Quando rischiò di andare broke contro Tom Dwan

The Chairman

The Chairman (“Il Presidente”) è un personaggio che abbiamo già incontrato nei nostri articoli sul Big Game asiatico. Nessuno ha mai rivelato la sua identità, ma si tratterebbe del più grande fish delle partite high stakes di Macao e Manila. A quanto pare è il presidente (da qui il nome) di una multinazionale che vale miliardi di dollari, motivo per cui è l’obiettivo numero uno di tutti i professionisti.

Come ha spiegato Dan “jungleman12” Cates, è colui che fa il bello e il cattivo tempo negli home games. Paul Phua è considerato il boss del Big Game asiatico, ma lui ricopre il ruolo di organizzatore e giocatore. A decidere chi può sedersi ai tavoli è The Chairman. E considerando che si tratta di una whale che distribuisce somme di denaro enormi ogni volta che partecipa alla partita, tutti cercano di essere nelle sue grazie.

La partita 3-handed milionaria

Una sera, al termine di una partita già molto alta, The Chairman decise di voler continuare a giocare alzando ulteriormente i limiti. Tutti i presenti si tirarono indietro, tranne Tom Dwan. Come gli altri pro, anche Elton Tsang aveva paura di giocare troppo alto, ma alla fine accettò anche solo per ingraziarsi The Chairman e garantirsi l’accesso alle partite future.

“Quella è una delle poche partite che ricordo bene ancora oggi”, dice Tsang nell’intervista a CalvinAyre.com. “Ero a Macao e stavo giocando 3-handed contro Tom Dwan e The Chairman. La partita aveva un buy-in minimo di 10 milioni di Hong Kong Dollars (1.2 milioni di dollari americani) e blinds di HK$50.000-HK$100.000 (circa 6.000-12.000 dollari americani)”.

Elton Tsang

Tutti i tre giocatori erano seduti con più di due milioni di dollari americani a testa. Considerando il format 3-handend, il gioco era molto più veloce del solito e i piatti più grandi. I tre giocavano in maniera aggressiva e cifre da capogiro venivano scambiate dai tre in ogni singola mano.

La sessione fu interminabile e Tsang si ritrovò a un passo dal baratro.

24 ore di gioco e 7.6 milioni di dollari in fumo

“Giocammo per 24 ore di fila. A furia di ricaricare mi ritrovai sotto di 60 milioni di Hong Kong Dollars, circa 7.6 milioni di dollari americani“.

Tsang aveva fissato in HK$60.000.000 la cifra limite: se avesse rimediato quella perdita si sarebbe fermato. In quell’occasione, però, decise di darsi un altra possibilità

“Avevo raggiunto il mio stop-limit ed ero pronto per andarmene”, ricorda oggi. “Ma alla fine decisi di darmi un’altra possibilità e rientrai in gioco per altri 20 milioni di Hong Kong Dollars (2.5 milioni di dollari americani, ndr). Se avessi perso quella cifra, sarei stato costretto a tornare ai limiti inferiori e ricostruire il bankroll“.

Tsang aveva già perso 7.6 milioni di dollari americani, ma decise di continuare a giocare con altri 2.5 milioni di dollari americani. Complessivamente, rischiava di chiudere quella sessione fiume con un passivo di $10.100.000. Una cifra enorme, che lo avrebbe costretto a scendere di livello e abbandonare il Big Game, forse per sempre.

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La rimonta

Per fortuna è andata bene“, rivela il poker pro nato in Canada. “Sono stato abbastanza fortunato da vincere tutti i soldi che avevo perso e in più vincere altri 60 milioni di Hong Kong Dollars. È stata la partita più importante della mia vita”.

Da -10.1 milioni di dollari a +7.6 milioni di dollari: Tsang riuscì in una rimonta epica grazie a un upswing di 17.7 milioni di dollari americani.

“Posso dire che quello sa stato il momento che ha dato la svolta a tutto. Perdere 10 milioni di dollari invece di vincere 7.6 milioni avrebbe fatto una differenza enorme per me. Fortunatamente, da quel momento non ho mai più dovuto fare leveldown“.

Il Big One Drop da un milione di euro

Anche grazie alle vincite maturate nel Big Game di Macao, lo scorso anno Elton Tsang ha partecipato al Big One Drop Extravaganza di Montecarlo, pagando di tasca sua tutto il buy-in da un milione di euro.

Si trattava di un high roller a inviti, sulla carta riservato esclusivamente ai giocatori amatoriali. Tsang riuscì però a farsi invitare da Guy Laliberté e alla fine trionfò per 11 milioni di euro. Una parte di questa vincita andò a Mustapha Kanit, che in quell’occasione rivestì il ruolo di coach.

“Onestamente, io neanche sapevo di questo torneo”, ammette. “Una settimana prima ho saputo che alcuni amici lo giocavano. Non essendo un giocatore famoso sono riuscito a farmi invitare. Non giocavo tornei da anni e non credevo di avere un edge. Era una gamblata per me“.

L’esultanza con Mustapha Kanit dopo la vittoria

Tsang non era preoccupato delle ripercussioni dell’esposizione mediatica, perché arrivato a quel punto non doveva più temere di non essere invitato al Big Game di Macao e Manila. Giocò quindi il torneo serenamente e alla fine fu più che contento di rilasciare interviste e farsi fotografare con il trofeo. Non per i motivi cinici che spesso spingono i professionisti a sorridere di fronte all’obiettivo, ma per pura soddisfazione personale.

“È stato bello vincere perché ho ricevuto un’esposizione mediatica che ha reso orgogliosa la mia famiglia. Per anni ho giocato in queste partite private riservatissime. Vincendo il Big One sono finito sui giornali di Hong Kong e la mia famiglia ha potuto vantarsi di me. Ero così felice che i miei dieci anni passati ai tavoli ricevessero un riconoscimento del genere“.

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