Di Maio: “necessaria tessera del giocatore”. Su questo punto ha ragione. Serve regolamentare la pubblicità

Lo diciamo a chiare lettere: la LUDOPATIA VA CONTRASTATA E LIMITATA ma con i giusti mezzi non ragionando solo con slogan propagandistici. Ci vogliono proposte serie in un settore delicato come il gambling che da una parte è una risorsa importante delle finanze pubbliche, ma dall’altra c’è in ballo la tutela e la salute dei cittadini.

Siamo spesso stati critici nelle iniziative di questo e di precedenti Governi su certi interventi, ma non per partito preso, solo perché non condividevamo contenuti e modi.

Luigi Di Maio ha proposto l’introduzione della tessera del giocatore che ci trova d’accordo: può essere una soluzione efficace per limitare la ludopatia

Assopoker da 7 anni propone l’introduzione della tessera del giocatore

Chi ci segue sa che è da 7 anni che sollecitiamo l’introduzione della tessera del giocatore per l’accesso a tutti i giochi, online e terrestri. A nostro avviso è l’unico strumento per tutelare i giocatori problematici (fermandoli e assistendoli appena certi parametri si fanno preoccupanti) e le loro famiglie.

Stamani, il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha affermato in un’intervista al quotidiano L’Avvenire: “serve una tessera del giocatore per controllare i flussi e metterne un tetto massimo in modo da combattere cosi diffusione, evasione e infiltrazioni mafiose”. Condividiamo la posizione del leader del Movimento 5 Stelle su questo punto.

Flussi non tracciati e problema del gioco minorile (senza controllo)

Giustamente Di Maio pone l’accento al fatto che sulla rete terrestre i flussi non sono tracciati, i giocatori rimangono anonimi e tutto ciò rende il sistema vulnerabile sia perché non vi è alcun controllo sui minori sia perché potrebbero verificarsi fenomeni di evasione e di riciclaggio con estrema facilità.

Ma la tessera è un modo anche per monitorare anche la spesa dei giocatori stessi: in caso di perdite ingenti,  o di segnali comunque rivelatori di una possibile patologia, lo Stato può intervenire a sostegno del soggetto.

Sarebbe più semplice anche contrastare il fenomeno dell’usura se tutto fosse tracciato.

In questo modo, evitando i casi problematici, il gambling diventerebbe solo un passatempo, come un altro. Il gioco se non c’è l’abuso, può essere un passatempo come un altro. Una scommessa da €10 euro durante una partita o un torneino di poker per passare 3 ore.

E lo stesso lo si potrebbe fare online, bloccando in automatico i giocatori che mostrano segni inequivocabili di dipendenza patologica all’azzardo.

Raccogliere dati per conoscere il fenomeno

Altro vantaggio: finalmente si raccoglierebbero macro dati per capire quanto è diffuso questo fenomeno, quanti sono i giocatori problematici in proporzione dei players in totale, quali giochi danno maggiore dipendenza e presentano problemi, ed inoltre a quanto ammontano i costi sociali (che potrebbero essere coperti dalle tasse sul gambing, con prelievi però di scopo, ovvero con spesa vincolante). Emergerebbe una verità oggettiva sul settore, un quadro chiaro che può indicare la strada maestra al Governo per poi intervenire in maniera decisa.

L’unico rischio è che questi giocatori problematici bannati potrebbero essere attratti dalla rete illegale e parallela e su questo punto bisogna lavorare in maniera costruttiva. Ma la tessera del giocatore offrirebbe vantaggi importanti e se il player, una volta segnalato e bannato, riceve le adeguate cure e sostegno, può anche non ricadere in questo vortice.

Altre proposte di Luigi Di Maio: “no a slot nei bar”

Di Maio ha anche proposto (come riporta l’agenzia Agipronews) altre iniziative: “È necessaria una migliore e più stringente regolamentazione del fenomeno, prevedendo il rilascio dell’autorizzazione all’installazione delle slot-VLT solo in luoghi ben definiti – non in bar e distributori –, con limitazione degli orari di gioco e l’aumento della distanza minima dai luoghi sensibili: scuole, centri di aggregazione giovanile e luoghi di culto. Su questo molti Comuni e Regioni trasversalmente stanno già conducendo una battaglia di civiltà a difesa della salute e la loro autonomia va tutelata”.

Condividiamo le sue posizioni sull’installazione in esercizi (che potrebbero essere frequentati da minori e soggetti a rischio) delle macchinette.

Sulle distanze misure poco efficaci

Sulle distanze abbiamo i nostri dubbi sull’efficacia, molto probabilmente è una proposta solo che serve per quietare l’opinione pubblica, ma sovente i giocatori preferiscono entrare in sale in periferia per proteggere maggiormente la loro privacy che giocare in location al centro delle città dove sarebbero facilmente riconoscibili. Quindi queste sono misure demagogiche ma poco efficaci, anzi, a volte agevolano i gamblers problematici che riescono a proteggere meglio la loro riservatezza.

Divieto totale della pubblicità: un favore alla rete illegale e un elemento di rottura del mercato

Siamo inoltre contrari ad un divieto totale ed assoluto della pubblicità come proposto da Luigi Di Maio nel Decreto Dignità. Come detto, la nostra non è una valutazione politica: alcuni provvedimenti sono condivisibili.

A nostro avviso questo provvedimento è del tutto inutile, serve solo a gettare fumo negli occhi: riguarda una piccola nicchia del mercato, ovvero il gioco online che riguarda dal 5% al 7% della spesa dei players. In tal caso verrebbero solo favoriti i siti illegali che possono essere raggiunti con estrema facilità dai giocatori.

Inoltre il divieto assoluto, oltre ad essere incostituzionale (perché non permette il normale esercizio di impresa di un’attività ritenuta lecita dallo Stato), rompe il patto di fiducia con i concessionari, intenzionati a presentare ricorsi e risarcimenti danni. Un ban totale potrebbe far saltare gli equilibri del mercato legale .it con un ritorno al .com di molti players ed operatori. Un vero far west, un caos assoluto. Ed il lavoro di emersione del gioco in nero di questi ultimi 10 anni andrebbe a farsi benedire.

Giusto regolamentare e limitare i messaggi pubblicitari

E’ giusto REGOLAMENTARE la pubblicità non vietarla in assoluto, proprio per dare al consumatore la possibilità di comprendere se l‘offerta sia legale o meno ed agli operatori di poter esercitare il loro legittimo diritto di fare impresa e pagare le tasse, ma con dei limiti.

In ogni caso diamo ragione al leader del Movimento 5 Stelle quando afferma che “è elevato il numero degli spot”. E’ giusto calmierare.

Inoltre il DDL Balduzzi, a nostro avviso, è stato mal interpretato, nel senso che in alcuni canali tematici (non solo quelli relativi al gambling, quasi tutti quelli del digitale terrestre per esempio) gli spot possono andare in onda a qualsiasi ora (in fasce orarie delicate per le categorie più esposte). Serve quindi una regolamentazione più efficace per tutelare soprattutto i minori.

Sono necessari interventi intelligenti e strutturali, studiati da gente esperta e competente per limitare questo fenomeno inaccettabile delle dipendenze dal gioco d’azzardo. Ed anche noi media dobbiamo dare il nostro contributo educativo, insegnare ai players a giocare in maniera responsabile e consapevole.

E’ giusto disciplinare la pubblicità e la comunicazione (nei limiti dell’articolo 21 della Costituzione) ma farlo in modo costruttivo, non facendosi prendere da impulsi propagandistici che porterebbero solo alla distruzione del mercato legale online che rappresenta solo una minima parte della spesa dei players (quindi non risolverebbe il problema delle dipendenze). Anzi i giocatori sarebbero spinti a giocare su siti non autorizzati, senza alcun tipo di protezione e tutela.

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