15 anni di poker in Italia. I protagonisti: Salvatore Bonavena

Quanto è cambiato il poker negli ultimi anni? Quali sono state le tappe e la fasi del cambiamento?

Sono domande che spesso ci facciamo. E che ci sentiamo rivolgere da giocatori e appassionati di Texas Hold’em, alle quali non è facile rispondere. Uno dei motivi principali è che si rischia di fare delle scelte arbitrarie. Di interpretare e di decidere.

Il compito, però, diventa più sicuro quando lasciamo che a raccontare gli eventi siano i loro protagonisti. A chi la storia – in questo caso del poker in Italia – l’ha fatta. Come Salvatore Bonavena.

PokerStars Team Pro Salvatore Bonavena 10.jpgSalvatore "Mr. EPT" Bonavena

“Sasà” non ha bisogno di tante presentazioni, è sufficiente fare una ricerca in rete per trovare un’infinità di racconti. Di lui diremo solo l’essenziale. Calabrese, 54 anni compiuti da poco, è in questo momento al 5° posto nella All Time Money List italiana, ovvero la classifica dei giocatori di poker del Belpaese relativa alle vincite in eventi live. Limitandoci ai risultati a sei cifre, Bonavena vanta un Main Event EPT conquistato a Praga nel 2008 – primo italiano a riuscire nell’impresa – che gli è valso il soprannome di “Mr. EPT“; e un primo posto nell’Italian Poker Tour Main Event di Venezia nel 2010.

Il resto del suo palmares, che equivale a 3.131.109 euro accumulati nei tornei live, richiede un po’ di tempo per essere “sfogliato” sulle pagine di Hendon Mob.

Ma Salvatore Bonavena non è solo un grande giocatore di poker. È una persona speciale, una di quelle rare nel mondo del poker – spesso avaro di gentlemen – che possiedono un amore autentico per questo gioco e una passione genuina quando si tratta di raccontarlo.

Una passione che, inevitabilmente, ci ha travolto.

bonavenaitpvenezia.jpgLa vittoria all'IPT di Venezia nel 2010

Gli inizi

Salvatore Bonavena scopre il poker americano quando il gioco è da poco approdato nel nostro Paese. Siamo agli albori della grande passione che contagerà qualche milione d’italiani, anche se la vittoria di Chris Moneymaker nel ME WSOP del 2003 ha già dato una grande spinta all’online. L’EPT targato PokerStars è nato un anno prima e per gli italiani è già arrivato un buon segnale: il terzo posto nel primo Main Event del tour ottenuto da Luca Pagano a Barcellona.

In quel periodo, il futuro “Mr. EPT” lavora nel settore immobiliare, dopo essersi trasferito a Milano per cercare fortuna. Una sera assiste a una trasmissione televisiva sulle WSOP. “Lì per lì mi sono detto: bello, spettacolare, ma cos’è, una specie di telesina?” Era il Texas Hold’em ovviamente, ma la sostanza non cambia: amore a prima vista. “Ho cominciato subito a informarmi parlando con persone che già conoscevano il gioco. E così, dopo un po’, ho fatto il mio debutto nei casinò per giocare sia mtt che cash game“.

E in breve tempo arrivano i risultati. Il suo primissimo ITM ufficiale è datato giugno 2006, un 3° posto al Texas Hold’em Italian Championship di Sanremo, per €7.150 di premio. “Erano altri tempi. Il poker era molto diverso, così come il field, l’organizzazione e soprattutto lo spirito con cui ci si sedeva al tavolo: competitivo sì, ma anche più socievole e divertente“.

Nel giro di due anni il poker diventa per lui un lavoro a tutti gli effetti, grazie a 160.000 euro accumulati fino al novembre del 2008. Un mese dopo arriva la vittoria di Praga da 774.000 euro che cambia la sua vita e anche quella di tantissimi italiani.

urlo-salvatore-bonavena-ept-praga.jpgEPT di Praga 2008: quel momento alla "Tardelli". Indimenticabile

Il boom

È probabile che la vittoria di Salvatore Bonavena all’EPT di Praga sia stata l’equivalente nostrano di quella di Moneymaker. Dal 2009 il poker in Italia si espande, grazie anche all’arrivo delle licenze .it per l’online mentre, già un anno prima, il tour europeo di PokerStars era approdato a Sanremo.

Certamente ho un po’ di nostalgia per quel periodo. Tanti tornei, sale piene, tanto divertimento e, scusate la sincerità, anche tanti fish!

Dal 2009 al 2014 il giocatore di Cessaniti vince tantissimo. E arriva la sponsorizzazione di PokerStars. “Erano tornei molto belli. Soprattutto perché si giocava quasi sempre in modalità freezout. Credo che tutti i tornei più importanti di una manifestazione debbano avere una sola iscrizione: avanzare in un Main Event è una lotta, essere eliminati una sofferenza! Per me è sempre stato così, a volte lasciavo la sala con le lacrime agli occhi!

Poi le cose iniziano a cambiare e dal 2015 il poker entra in una fase di progressiva contrazione. In parte contribuisce il cash game online, ma non può essere tutto lì il problema. “Il vero grande cambiamento è stato quello economico. La crisi ha impattato duramente su tutti gli italiani, e continua a farlo ancora. Il poker non poteva esserne immune, questo è ovvio“. È un punto, questo, che gli sta chiaramente a cuore e sul quale insiste: “La lunga crisi economica si è portata via anche lo spirito degli inizi. Quando le persone stanno bene, vivono il gioco in modo più rilassato e con più attenzione anche al divertimento. E tutto il sistema ne beneficia“.

Il presente

Salvatore Bonavena continua a giocare ma il poker, oggi, è tornato a essere un part-time. “I miei due figli si sono trasferiti a Milano per studiare all’università e ora mia moglie è rimasta sola nella gestione dell’attività che abbiamo a Vibo Valentia (settore tabacchi). Motivo per cui ho deciso di tornare a casa e di non fare più il pendolare!

Nella sue parole non c’è rammarico. “Il poker live non è più profittevole come prima. Ai tavoli di cash game s’incontrano quasi esclusivamente giocatori difficili, competitivi. E soprattutto ci sono meno soldi“.

Tuttavia, alcune scelte fatte nel live funzionano, come ha dimostrato il ritorno al “vecchio” brand dell’EPT dopo la parentesi del PokerStars Championship; oppure il recentissimo PSPC alle Bahamas, dove ci aspettavamo di vederlo in azione: “Non vado alle Bahamas da ormai 5, forse 6 anni. Un viaggio stancante, lunghissimo per la fermata a Miami. E poi si mangia troppo male! (ride)”. Su questo non possiamo dargli torto. “E’ vero, negli mtt va un po’ meglio, soprattutto negli EPT. Però un paio di critiche le ho anche per PokerStars: troppi tornei nell’arco della singola manifestazione e soprattutto… rimettete il ME freezout!

Mr. EPT“, comunque, non ha nessuna intenzione di mollare. Nel suo programma ci sono almeno 4 tappe fisse all’anno. “Mi vedrete ancora in azione nel live. Semplicemente farò trasferte mirate: qualche torneo nazionale – quello che è rimasto – e poi gli EPT di Montecarlo, di Barcellona, naturalmente di Praga e un salto a Las Vegas per le WSOP“.

Il punto è che anche nei tornei la competizione è diventata altissima. Il field oggi è più difficile rispetto a un tempo perché la generazione cresciuta con l’online è molto preparata. Sono ragazzi davvero forti e in questo gioco se non sei preparato, se non continui a studiare e a tenerti al passo con la teoria, sei tagliato fuori“. L’onestà è un marchio di fabbrica del calabrese. “Io sinceramente non ne ho più il tempo né la voglia. Ho il mio bagaglio di esperienza e mi tengo quello, che spesso mi consente ancora di arrivare ITM. Da lì in avanti, però, devo ammettere che è durissima“.

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Il futuro

Il poker, oggi, è entrato in una dimensione diversa. Forse si deve ricominciare dal divertimento. “In un certo senso è così. Oggi non mi sentirei di consigliare a nessuno di intraprendere la carriera del giocatore professionista. Troppo dura. I miei figli non me l’hanno mai chiesto, e io di sicuro non ho mai tentato di spingerli in quella direzione“.

E per il poker in Italia, quale futuro possiamo aspettarci? “Quantomeno nebuloso. Non illudiamoci, la crisi non è passata del tutto né in Europa, né tantomeno in Italia. Per molti anni a venire la situazione rimarrà questa: giocatori in calo e casinò in grossa difficoltà“.

Eppure ci sono anche degli esempi virtuosi. “Per l’online, il futuro si chiama liquidità condivisa. Per il live, purtroppo, la questione è delicata. Ci vorrebbero nuovi casinò in altre città d’Italia, ma alla fine dei conti il problema è sempre dello stesso tipo: politico“.

Ecco il nodo. “Ai nostri politici non arriva il messaggio che il gioco, quando regolato e controllato, crea possibilità di divertimento e al tempo stesso nuovi posti di lavoro. Crea, in sostanza, un circolo virtuoso. E soprattutto la politica deve capire che il poker è, in maniera inequivocabile, un gioco di abilità. In questo senso mi sarei aspettato una maggiore apertura da parte del nuovo governo ad ascoltare chi conosce questo settore“. Salvatore Bonavena a questo punto si ferma, fa una breve pausa e poi riprende. “Però, siamo sinceri: cosa abbiamo fatto noi giocatori – e il mondo del poker in generale – per farci sentire?

Una buona domanda. E una lezione per la prossima opportunità. ChapeauMr. Ept“.

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